Un capodanno con mia madre e i Queen

   Gennaio. Il primo giorno dell’anno nuovo. Un bel giorno a Crotone. Un bel sole in una fredda giornata d’inverno.

   Ore 13. Preparo il pranzo di capodanno. Un bell’arrosto di carne con patate, il tutto rosolato in una grossa pentola con un pizzico di vino rosso e tante buone spezie.

   È il primo capodanno senza papà. Siamo solo mia madre, io e il cane. Il tavolo della sala da pranzo è diventato improvvisamente troppo grande. La grossa presenza di papà manca. Sono ormai quasi cinque mesi che non c’è più.

   Lui, il grande Alfredo, si sedeva a capotavola. Me lo ricordo ancora con il giornale che sfogliava in attesa del piatto. Ora, al posto suo, c’è soltanto una sedia senza nessuno.

   Mamma attende in silenzio.

   Il silenzio interrotto soltanto dal suono della cottura in cucina, e ogni tanto il cane che abbaia a qualche suo simile dal balcone.

   È un capodanno triste. Io mi sono fatto una ragione della morte di papà. L’ho lasciato andare quando sapevo che non c’era più nulla da fare. Mamma, per sua fortuna, non ha vissuto l’ultimo mese di papà. Io ho visto il suo sguardo di solitudine in un percorso sofferente dove non sapeva dove e come appigliarsi. Io ho ascoltato il suo dolore. E sono io la prima persona che lo ha accarezzato quando i suoi occhi si sono chiusi per sempre.

   Certo che ho pensato a lui e al fatto che non potrà mangiare con noi, pungermi con le sue battute, e soprattutto leccarsi i baffi.

   Il pranzo è pronto. Il piatto di mamma è pieno. Anche il mio.

   Pranzo silenzioso.

   Ho tolto la tv dalla sala da pranzo.

   La regola di casa Facente è di mangiare senza il tg. Serenità a pranzo e a cena. Il tg si segue dopo i pasti.

   Nel silenzio, però, qualche parola vien detta.

   “Com’è stato il capodanno stanotte?”

   “Sono rimasto a casa, mamma.”

   “Potevi uscire con i tuoi amici…”

   “A volte, fa bene passare l’ultimo dell’anno a letto con un buon libro e poi provare a dormire.”

   “Però non dovresti rinunciare a…”

   “Mamma, ho scelto di riposarmi e basta. Il 2019 è finito ieri, e francamente voglio lasciarmelo alle spalle.”

   “È il primo capodanno senza tuo padre, il primo Natale senza di lui.”

   “Già. Ci manca.”

   “Che cos’hai intenzione di fare adesso?”

   “Vivere per il momento.”

   “Vai al cinema oggi?”

   “No, voglio ascoltare un po’ di musica.”

   Una serie lunga di ring sul mio telefono interrompono il dialogo. È il primo dell’anno, e la gente ti manda gli auguri.

   “Non guardi i messaggi?”

   “Dopo, mamma. Tanto oggi i messaggi possono aspettare.”

   Il pranzo finisce.

   Un amaro per mamma.

   Una birra per me.

   Un brindisi per papà.

   E poi silenzio.

   “Ma sul tuo telefono vai su Internet?”

   “Sì, a quest’ora do uno sguardo su YouTube…”

   “Puoi mettere un po’ di musica? Che musica ti piace?”

   “Ascolto un po’ di tutto.”

   “Mi fai ascoltare qualcosa di Freddie Mercury? Mi piace molto Barcelona perché adoro il suo duetto con Monserrat Caballé…”

   “Certo.”

   Trovo Barcelona. Le voci di Freddie e di Monserrat si odono attraverso la casa, mentre mi sposto per prendere un medicinale.

   Su YouTube c’è un’impostazione automatica casuale. Rientro quando la canzone finisce, poi parte un video con il celebre Live Aid dei Queen nel 1985, con una performance memorabile. 20 minuti di live senza sosta.

   “Che talento Freddie Mercury! Quanto mi sarebbe piaciuto vederlo a Wembley. Lo sai che i Queen facevano parte della mia giovinezza. Ascoltavamo Bohemian Rhapsody continuamente.”

   “Davvero?”

   E mentre i Queen diventano la nostra colonna sonora, mamma e io parliamo.

   È il primo capodanno senza papà. Ma non si può definire un capodanno triste.

   Perché mamma e io parliamo, e non è da tutti parlare con una mamma dei Queen e del loro repertorio.

   Il nuovo anno è iniziato.

   Buon anno a tutti.

Aurélien Facente, gennaio 2020

Pubblicato da

Aurelien Facente

writer, artist photographer, videomaker

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