Caro Rino, perdonalo perché non sa quello che fa

Qui Calabria. Provincia di Crotone. Siamo nel pieno della campagna elettorale per gli scranni vuoti della Regione. La campagna elettorale si è accesa, e ognuno dei candidati si presenta con la sua paginetta Facebook o, peggio ancora, con il suo profilo gestito da altri. E c’è anche chi ce l’ha già.

   Pensavo che il caro Rino, per quest’anno almeno, sarebbe stato messo da parte. Le canzoni di Rino, lo sanno bene i fan, sono tutto fuorché slogan politici. Però oggi in politica vale tutto, vale proprio tutto.

   Passare da sinistra a destra, dando la spiegazione che da quella parte erano litigiosi e allora meglio passare dall’altra parte. Tutto pur di coprire una forte impronta individualista, giusto per non usare il termine “supercazzola”.

   Certo, questo tipo di comportamento può essere criticabile. Ma è permesso e tollerato dalla classe politica. Perché se hai la possibilità di accaparrarti quello che ti porta i cinquemila o i seimila voti, allora meglio riportarlo alla verginità politica, e tutto quel passato cancellarlo come se non fosse nulla.

   Il regno dell’incoerenza e dell’ipocrisia, ormai malattie conclamate di questa politica tutta italiana.

   E qui in Calabria non sono da meno.

   Lasciamo perdere però l’individualismo, ormai caratteristica conclamata.

   Diamo pure per buono che tu, caro candidato, lo hai fatto davvero per la tua terra, per il tuo territorio.

  Giocati questa possibilità. In fondo, nessuno odia la propria terra. Poi qui in Calabria, se la detesti (nonostante ci siano molte ragioni per farlo) ti perseguitano. Perché detestare la Calabria è come offendere la propria madre. Già, noi calabresi ci crediamo tanto alla nostra bella terra, anche se siamo capaci di maltrattarla come non pochi.

   Da un buon decennio almeno, le campagne elettorali si sono contaminate delle canzoni di Rino Gaetano. Osano approfittarsi dell’arte e della musica di un uomo che era al di sopra delle parti. Basta leggerne i testi, e capire che Rino andava oltre…

   Prima fu la sinistra a usarlo per bene nelle sue campagne elettorali. Sì, perché io conosco e trasmetto la musica di Rino, così il popolino mi vede come una persona simpatica e meritoria del potere.

   Poi hanno cominciato a usarlo anche quelli di destra.

   E infine i 5stelle, ma solo in pochissimi casi, a dire il vero. Loro, almeno, preferiscono fare altro piuttosto che sobbarcarsi la musica di Rino. Un piccolissimo punto a loro favore, dunque. Ma finisce qui.

   Credevo di non ascoltare la musica di Rino nei comizi. Credevo che Rino tornasse nel nostro immaginario collettivo a cantare liberamente in radio, in tv, sui cd. Dappertutto, fuorché nella politica. Perché Rino è il cantante di tutti noi, della gente comune di tutti i giorni. Quindi i fan, ogni volta che s’avvicina la campagna elettorale, si arrabbiano.

   Usate altre canzoni, ma non quelle di Rino.

   Purtroppo la politica è molto sorda in questo secolo. Ma proprio sorda.

   E molto presuntuosa.

   Su whatsapp mi mandano un link. Mi si apre un profilo Facebook di un personaggio politico che gioca a fare il contadino. Il titolo è “A mano a mano”, titolo della canzone di Riccardo Cocciante reinterpretata da Rino Gaetano. La canzone è anche l’inno del Crotone Calcio, giusto per aggiungere qualcosa.

   Il messaggio whatsapp continua: “Ascolta.”

   Ok. Apro il video. Mi aspettavo di sentire la reinterpretazione di Rino, ma la canzone è un’altra. Giuro. Un’altra canzone. Una delle più amate tra l’altro. Forse LA CANZONE per eccellenza di Rino.

   “Il cielo è sempre più blu”.

   Ma come si fa a confondere volutamente “A mano a mano” con “Il cielo è sempre più blu”? Vi rendete conto?

   Stavo per buttare lo smartphone, ma poi mi sono guardato dal farlo. Mi sono reso conto che forse è meglio riderci su di quel candidato, lasciarlo perdere, lasciarlo nella sua illusione di essere vincente.

   Hai già perso, amico mio.

   Perché uno sbaglio del genere ti fa vedere in tutta la tua presunzione.

   Ti perdono, perché anche Rino, da lassù, è pronto a perdonarti.

   Meglio ridere adesso.

   Ma della presunzione bisognerebbe piangere invece.

   Intanto il mio voto, semmai arriva, te lo sei giocato.

Aurélien Facente, gennaio 2019

Pubblicato da

Aurelien Facente

writer, artist photographer, videomaker

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.