Tutti parlano del coronavirus, ma nessuno del coglionavirus

Che cosa strana l’informazione oggi. Una volta, si prestava all’attenzione della qualità della notizia, cercando di arrivare alla comprensione del fatto attraverso l’uso del buonsenso. Perché la verità andava compresa, perché il fatto potesse essere parte della storia contemporanea, perché il lettore era una risorsa e non un imbecille.

   Oggi il lettore (inteso come massa) deve essere considerato come uno scemo, allora è lecito alzare i toni giocando anche sulla paura, e creare apocalissi inesistenti, anche su fatti meno gravi di quel che vi fanno vedere.

   Oggi si parla di questo coronavirus, un virus proveniente da un angolo sperduto della Cina e già si parla di apocalisse, buttando merda sulla Cina stessa, come se i cinesi fossero tutti portatori del virus che ucciderà l’umanità, come se i cinesi stessi fossero degli incapaci totali.

   La Cina avrà anche le sue pagine buie, ma i cinesi non sono degli sprovveduti (stiamo pur parlando della terza forza militare al mondo, oltre che la più potente economia al mondo, visto che i loro capitali fanno abbastanza gola un po’ a tutti quanti).

   In Italia i mezzi d’informazione sono fantastici, senza contare gli utenti su Facebook.

   Il coronavirus è uno dei tanti virus che popolano sul pianeta. Una forma diversa di polmonite che avrà di sicuro una sua forma violenta, visto che le polmoniti sono pur sempre dolorose. Ma ogni virus ha una sua percentuale di mortalità. Anche un raffreddore mal curato può uccidere.

   Eppure si promuove l’apocalisse, si promuove l’idea di un qualcosa che ci ucciderà per forza, e allora dobbiamo evitare i cinesi (tutto quello che ha a che fare con la Cina).

   E così si promuove il panico, il razzismo, l’isteria, e quant’altro ancora. Quindi, succede che poi uno è malato di qualcos’altro, chiede magari aiuto e nessuno chiama l’ambulanza perché il malato fa schifo ed è una minaccia che non merita. Questo è uno degli effetti dell’isteria collettiva. Vi trasforma in mostri.

Volete conoscere un altro effetto dell’isteria?

   Chiudere 6000 persone dentro una nave solo perché c’è un malato sospetto. Come? Invece di fare uscire le persone per farle visitare, le chiudete con il malato che le contagerà dentro la nave? Ci si rende conto di quello che sta avvenendo? E questa è solo una delle tante notizie…

   Certo, il blogger ha parlato. Però, a differenza di tanti, cerca di usare un po’ di buonsenso e non di farsi contagiare dal coglionavirus, che è un virus molto più pericoloso. Perché proviene dal cervello di altri che vogliono convincervi a farvi più male, così loro giustificheranno la loro mancanza di buonsenso. A cominciare dalle televisioni che prima hanno giocato con le vostre paure alimentandole, e poi vi diranno di stare tranquilli. E nel frattempo la parte peggiore di voi stessi è già uscita.

   La storia del malato che viene lasciato morire perché gli altri hanno paura di chiamare un’ambulanza vi dice niente? Potrebbe toccare anche a voi una storia brutta del genere, perciò è preferibile prendere delle precauzioni, ma non di lasciarsi contagiare dal coglionavirus che ha ormai contagiato il cervello di tanti giornalisti e di alcuni statisti (presunti tali) che poi si scuseranno per aver promosso il male con qualche supercazzole delle loro.

   Ora, la Cina, giusto per parlare, è lo Stato che è cresciuto economicamente e militarmente con livelli di eccellenza da far impallidire anche gli Stati Uniti d’America (che guarda caso teme la grande Cina Rossa). E secondo voi, i cinesi si lasceranno abbattere dal virus? Stiamo parlando di un popolo che in un paio di settimane ha messo in piedi due ospedali (quando in Italia per costruire un ospedale ci vogliono almeno 30 anni, tangenti permettendo).

   Cioè vi fidate di questa gente solo per due casi sospetti, tra l’altro con bollettini medici che parlano già di discreta salute?

   Se avete sintomi particolari, ovvero vi sentite male, chiamate il vostro medico o andate al pronto soccorso per farvi visitare.

   Non si scherza con i virus. È vero anche questo.

   Ma il coronavirus è trattato mediaticamente parlando da una serie di soggetti contagiati dal coglionavirus, gli stessi che più o meno hanno fatto credere che la SARS fosse un altro virus apocalittico.

   Sapete come andò a finire? Tanti danni alle economie varie, e soprattutto una psicosi che ha fatto esaurire le scorte di vaccini antinfluenzali che hanno causato più danni del resto, proprio perché il sottoscritto, malato cronico, quando ha avuto bisogno di farsi il vaccino s’è affrontato l’inverno con una broncopolmonite assurda, e mandando a quel paese tutti i media gestiti da contagiati dal coglionavirus…

   Danni di cui nessuno vi parla (tanto che la SARS finì nel dimenticatoio, solo recuperata oggi per giustificare l’isterismo da coronavirus).

   La serietà impone ben altro. Prima di tutto, nessun virus è da sottovalutare. Ma c’è virus e virus. Ogni virus ha una sua mortalità, anche il coronavirus stesso. Ma la mortalità, vista oggi attraverso le dichiarazioni ufficiali (quelle mediche per intenderci), resta bassissima. I deceduti sono morti per altre complicazioni anche. Parliamo di malati cronici e anziani, a dire il vero, e di tutte quelle persone che hanno problemi con il sistema immunitario. Sono drammi, presi singolarmente, ma fanno parte di una casistica inevitabile. Anche l’influenza ha la sua mortalità.

  Perciò vi rifaccio la domanda?

   Vi fidate dell’efficienza della Grande Cina o delle parole di qualche contagiato dal coglionavirus? Vi fidate del vostro medico o delle parole di qualche presunto statista contagiato dal coglionavirus?

   Meglio fidarsi del proprio dottore.

   Fidatevi di un malato cronico qual è il sottoscritto. Sono diabetico. Ho avuto una polmonite giorni fa. L’ho presa con molta calma, ma ne sono uscito. Curandomi e non facendomi prendere dal panico.

E oggi vedo tanto panico e tanta paranoia. La parte peggiore di voi stessi è già uscita. Dovreste solo rileggere quello che scrivete.

Aurélien Facente, febbraio 2020

Pubblicato da

Aurelien Facente

writer, artist photographer, videomaker

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