Coronavirus KR: Avete mai provato a capire come ragiona un virus?

Se siete scettici e volete andare appresso alla informazione televisiva, internet, e cartacea allora è meglio che cambiate lettura. Se pensate che io stia facendo giornalismo, spacciandomi per quello che non voglio essere, allora cambiate letteralmente canale. Se ritenete opportuno farvi piegare dalla paura e non riprendere la ragione, allora non fidatevi di quello che scrivo qui. Potrebbe urtare la vostra sensibilità, e di sicuro potrebbe mettere in allarme la vostra distinzione di verità. Però per leggere quest’articolo, dovreste entrare nell’ottica di uno scrittore che s’appresta a sceneggiare il soggetto di un film incentrato su un virus che infetta gli umani e fa una strage. Perché, anche se potrebbe sembrare assurdo, certi film di fantascienza si basano proprio su sunti scientifici (e nel caso anche di relazioni che, ipoteticamente, lavorano sullo scenario peggiore), perciò vi ho avvertito.

   Con questo, non voglio prendere posti di scienziati e medici. Meglio che loro lavorino e ci possano quantomeno dare la notizia che questo Coronavirus può essere combattuto, e debellato un giorno.

   Ma al di là della introduzione chiarificatrice, proviamo un po’ a ragionare.

   Ora proviamo a capire come funziona un virus.

   Il virus è un microorganismo che attacca l’organismo ospite per sopravvivere. Semplice, detta così. Fa parte della natura. Il mondo dei microorganismi è pressoché infinito, e per quanto l’umanità ha fatto progressi sugli studi medici e biologici (acquisendo così grande conoscenza), a volte succede che la natura fa nascere un virus più bastardo.

   Nella storia di epidemie di massa ne sono capitate. Peste, colera, influenze come la spagnola. Milioni di vittime.

   C’è una cosa da dire, però, e bisogna sottolinearlo: un virus che si diffonde è perfettamente figlio dell’epoca in cui prende il sopravvento.

   Pensate alla spagnola. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale. Un’umanità più debole e falcidiata ha causato migliaia di morti.

   Andiamo più recentemente all’Aids, l’incubo per eccellenza degli anni 80’. È il virus più letale che la storia medica abbia conosciuto finora, anche se i progressi ci sono stati eccome. Infetta l’ospite come HIV e ne indebolisce le difese immunitarie, poi quando si conclama in Aids la vittima ha pochissime chance di farcela. L’Aids è perfettamente figlio dei suoi tempi. Si conclama nelle comunità dove la sessualità è ambigua, poi aggiungiamoci i tossici di siringa, e infine il sangue infetto negli ospedali che fece scoppiare l’allarme generale. Di Aids ne sono morti a migliaia in tutto il mondo, però abbiamo imparato a combatterlo. Prima di tutto con la prevenzione. Per evitarlo, abbiamo cambiato i nostri costumi sessuali in maniera netta. Teniamo conto del preservativo. Abbiamo imparato a scegliere con cura il partner con cui condividere la nostra sessualità. Stiamo più attenti. E questo perché, in assenza di medicine, l’unica arma è la prevenzione. E questo ha aiutato.

   Con l’Aids abbiamo anche ammesso che il virus è un assassino seriale molto raffinato.

   Sì, perché essendo figlio della sua epoca sceglie bene chi infettare.

   Il Coronavirus, o Covid-19, è ben figlio della sua epoca.

   Eccome.

   Cosa conosciamo di questo virus contagioso?

   Che si manifesta come un’influenza, ma poi non lo è. Scatena una polmonite violenta e blocca le vie respiratorie. Ed è un maledetto osso duro da debellare, proprio perché nuovo. Ma non solo. Con le persone che hanno delle patologie pregresse (es. diabete, pressione, asma giusto per nominarne qualcuna), il Coronavirus si scatena come una bomba, devastando sostanzialmente il sistema respiratorio.

   Oggi la tv c’invade continuamente di notizie sul Coronavirus. Fa ormai parte della nostra cultura. E ci fa paura.

   Ci sono poi gli effetti collaterali del virus, in maniera sociale. Ci siamo dovuti allontanare dai nostri parenti, dai nostri amici, dai nostri vicini. Per una questione di sicurezza. Ci hanno confinato nelle nostre abitazioni. Ci hanno obbligato a rinunciare alla nostra vita sociale e lavorativa.

   Già, perché c’è l’emergenza. Perché abbiamo pochi ospedali. In effetti, l’Italia è una delle nazioni che ha tagliato moltissimo sulla spesa sanitaria e sulla spesa della ricerca. La grande colpa politica di questa prima parte del ventunesimo secolo. E di questo il virus se ne frega altamente, perché tanto continuerà il suo infausto compito.

   Il Coronavirus è qualcosa di terribilmente nuovo per adesso. Il fattore tempo è il suo vantaggio. L’incubazione è tardiva, nel senso che ha uno sviluppo di quattordici giorni circa. E sa scegliere i suoi bersagli con cura. Persone anziane per la maggior parte, ma anche giovani (seppur in minor parte). Anzi, sembrerebbe addirittura che al Nord Italia, in particolar modo in Lombardia e in Veneto (ma sostanzialmente ha toccato con violenza stragrande parte del Nord), il Coronavirus è particolarmente pericoloso.

   Talmente pericoloso, che tutta Italia è zona rossa.

   Nei giorni scorsi una biologa, che qui chiamerò con il suo nickname ST Regina 666190, che sta studiando il virus nel suo comportamento ambientale (essì, perché i virus hanno anche la caratteristica di essere studiati anche in questo senso) ha preso contatto con me.

   Bene, ST Regina 666190 mi manda una relazione riassuntiva della sua ipotesi (badate bene che adesso si tratta di un’ipotesi, che però sta prendendo sempre più piede, e se la pubblico oggi è perché è già stata pubblicata in altre pubblicazioni.

   ST Regina 666190 mi scrive: “La qualità dell’aria è un fattore molto importante per il benessere dei cittadini e per la protezione dell’ambiente. In Lombardia, in Veneto, per la presenza sul territorio delle Alpi si determinano condizioni meteo che non solo ostacolano la dispersione aerea di elementi inquinanti, ma addirittura ne favoriscono l’accumulo al suolo.

   Un aerosol è definito nella sua forma più semplice come una collezione di particelle solide o liquide sospese in un gas, mentre il termine particolato (particulate matter o PM) individua l’insieme dei corpuscoli di tale miscela.

   Si tratterebbe, dunque, di un inquinante molto diverso da tutti gli altri, presentandosi non come una dettata entità chimica ma come una miscela di particelle dalle più svariate proprietà. I maggiori componenti del particolato atmosferico sono il solfato, il nitrato, l’ammoniaca, il cloruro di sodio, il carbonio, le polveri minerali e si stima che in alcuni contesti urbani più del 50% sia di origine non naturale (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale).

   E adesso parliamo del Coronavirus. Domanda: “Perché in quella precisa area del Nord Italia si sono verificati tantissimi casi di morbilità”. La risposta è nel vento, che da quelle parti non c’è per via della connotazione geografica dell’area, e di questo ne avremo risposta quando lo studio sarà completo.

   I Coronavirus hanno dimensioni tra 80 e 160 nm. Tali dimensioni consentono ai virus di agganciarsi alle microparticelle inquinanti presenti proprio in queste aree. Questo aggancio fa da veicolo per il trasferimento interumano. Ecco perché la diffusibilità è estrema. Perché non ci sono in gioco solo le goccioline degli starnuti o l’aria umida della normale respirazione a fungere da veicolo, ma ci sono soprattutto miliardi di particelle di polvere sottili nell’aria, rappresentati dal particolato. La riduzione delle attività che producono inquinanti e la riduzione del traffico veicolare hanno ridotto la presenza di queste particelle. Le norme igienico sanitarie faranno il resto. Ma ci vuole tempo, purtroppo ancora sconosciuto.

   Il sole dovrebbe fare il resto. Ma non per via dell’aumento delle temperature, come ci viene erroneamente suggerito. Il virus è ospite di un corpo umano che ha una temperatura corporea di 36 gradi. Se resiste a tali temperature, forse niente lo danneggia a temperature inferiori o superiori, anche perché la teoria della cinta climatica è ancora tutta da verificare nel dettaglio. Però abbiamo un alleato in cui sperare: il sole.

   Il sole, invece, ci ha sempre salvato per via delle radiazioni ultraviolette. Basti pensare che le lampade ultraviolette sono usate per potabilizzare l’acqua e per sterilizzare ambienti e strumenti usati in ospedali e laboratori biologici, perché sterminano quasi tutti i virus ed i batteri. Più sole caldo quindi, più radiazioni ultravioletti.

C’è da dire un’altra cosa: gli inquinanti presenti nell’aria aumentano la reattività e l’infiammazione polmonare. Per cui non è la stessa cosa ammalarsi a Bergamo o Brescia anziché in Calabria o Basilicata. Ti ricordo che la SARS sparì con l’arrivo dell’estate, anche se adesso, per quanto riguarda il Coronavirus, è un azzardo dirlo con certezza.

   La ricerca andrà avanti con la formulazione del vaccino, gli anticorpi monoclonali e con i farmaci. E faremo una parte importante noi se rispetteremo le norme sanitarie, e non dimenticarti che la prevenzione che ben presto impareremo a praticare farà il resto.

   Questo testo mi è stato inviato un paio di giorni dopo la chiusura della Lombardia, e la conseguente dichiarazione di zona rossa, e poi sappiamo più o meno com’è andata la storia.

  Nel momento in cui scrivo è il giorno 19 di quarantena qui in Calabria.

  Il virus è arrivato anche qui, e ha fatto le sue vittime.

  Ma sono ancora poche, per fortuna. Noi calabresi dobbiamo farci un applauso per il rispetto delle norme, ma non vuol dire cantare vittoria. Anche oggi avremo il bollettino che salirà molto probabilmente.

   Però sono sicuro di una cosa. Che il Coronavirus è figlio della nostra epoca. Che questa è l’unica verità incontestabile, perché ci ha fatto riscoprire la nostra fragilità. Ma se la teoria della mia amica ST Regina 666190 sarà vera, allora avremo nella nostra aria (parlo di Crotone in particolare) forse il miglior alleato naturale, come una sorta di scudo.

   Ovviamente è un’ipotesi e non è la certezza.

   Ora c’è solo da aspettare con pazienza, e rispettare le regole, e fare il tifo per tutto il mondo scientifico e medico che di giorno in giorno combatte contro il tempo.

   Però, è vero che adesso dobbiamo ripensare alla nostra esistenza in rapporto con la natura e con il mondo. Perché i virus, nel loro volerci male, ci insegnano sempre nuove regole, modificando così la nostra vita. Ora c’è solo da tifare perché la curva dei guariti continui a essere in costante aumento. Senza dimenticare, però, che il bollettino delle vittime continuerà.

   Morale della favola: il virus è figlio della sua epoca, in ogni caso.

Aurélien Facente, marzo 2020

Link eventuali cui fare riferimento, casomai nutriste qualche dubbio:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/17/coronavirus-lo-studio-smog-e-polveri-sottili-hanno-accelerato-la-diffusione-di-sars-cov2/5739565/

https://lacnews24.it/salute/coronavirus-qualita-aria-relazione-contagi-inquinamento_113693/

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/coronavirus-rianimatore-maggior-parte-italiani-ha-covid-1845976.html

Pubblicato da

Aurelien Facente

writer, artist photographer, videomaker

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