L’ultimo arrivederci di Jole Santelli e la mancata occasione di chi si professerebbe essere migliore…

Giuro che ho pensato tanto a quest’articolo prima di scriverlo. Ieri (15 ottobre 2020) la giornata è iniziata con una notizia che ha sconvolto il mondo calabrese e italiano, ovvero la prematura scomparsa della Governatrice della Calabria Jole Santelli.

   Avevo dato un “nomignolo” simpatico. La magica Jole. Nulla di così offensivo, ma forse quella sua voglia di sorridere all’avversario mi aveva colpito.

   Premetto che non ho mai conosciuto la signora, se non per via d’informazione. Sapevo che era un’accanita fedele di Silvio Berlusconi, e che come parlamentare vantava di un curriculum di tutto rispetto. Aveva anche i suoi difetti, ma era una delle poche che poteva vantarsi di non aver mai cambiato casacca. Cosa molto rara nella politica opportunista di oggi. Anzi, andrebbe molto rivalutata.

   Sapevo che per un periodo si era cimentata nel ruolo di vicesindaco di Cosenza.

   E poi la possibilità di vederla in prima linea con la sua prima elezione diretta come Presidente della Regione, e allora ho avuto modo di conoscerla in maniera politica attraverso le apparizioni tv dovute.

   Mi colpì la sua facilità di non cercare per forza lo scontro, ma di voler risolvere in qualche modo il tutto con un sorriso. Nel primo round televisivo con gli altri tre candidati alla presidenza della Regione Calabria, la magica Jole riuscì a sorprendermi quando invitò gli altri candidati ad un’amichevole cena per parlare della Calabria, al di là di come sarebbero andate le elezioni.

   Elezioni che vinse la magica Jole, ma con un risultato anomalo, poiché più della metà degli elettori non si recò alle urne.

   Jole entrò così ad amministrare un ente regionale che era percepito come qualcosa di lontano, accompagnata da una ciurma di liste e consiglieri che proprio non piacevano alla gente.

   Ci si mise pure il Coronavirus di mezzo, e così Jole entra nel suo ruolo facendosi conoscere come la Governatrice che emana le ordinanze.

   Ma in televisione usa spesso la seguente espressione: “Popolo Calabrese.”

   Premetto che sono lontano dalle politiche di Forza Italia, ma ho prestato attenzione alla breve amministrazione della Governatrice Santelli.

   Otto mesi sono pochi per essere giudicati politicamente parlando, ma otto mesi sono sufficienti per capire che forse Jole, al di là dello schieramento, era la Presidente di cui la Calabria aveva bisogno come momento storico.

   Una Presidente Donna in una Regione difficile. Una Donna che non ha mai fatto mistero di vivere un momento difficile perché afflitta da un male che sapeva di pistola puntata alla tempia. Una Donna che in campagna elettorale non aveva mai parlato male di nessuno, ma che era stata anche la prima a dare gli auguri sportivamente a chi magari era avversario. Una Donna che non negava il sorriso a nessuno, proprio perché lei stessa, in quanto convivente con un male, sapeva che il sorriso era una medicina potente.

   Mi colpirono molto le sue parole, quando ammise di convivere con un male: “Quando una persona subisce un attacco così violento alla propria vita, quando il dolore fisico si fa radicale e incomprimibile, allora quella persona ha due strade: deprimersi e farsi portare via dalla corrente, scegliere che il destino scelga per lei. Oppure attivarsi, concentrarsi e soprattutto ribellarsi. Io sono una persona danneggiata dalla malattia. Quel verbo e quella parola sono gli esiti della lettura del libro di Josephine Hurt (Il danno, appunto) che mi è stato di grande aiuto. Mi hanno obbligata a inquadrare l’esatta misura del dolore e di testare la capacità di replicare alla sofferenza, addirittura di resistervi e infine di dominarla.” (La seguente è tratta da un articolo del Fatto Quotidiano)

   Avendo avuto in passato perso una persona cara per un simil male, il rispetto per questa Signora divenne primario.

   La criticavano perché ballava la tarantella con i sostenitori del centrodestra, la criticavano perché aveva problemi a parlare, la criticavano perché non si vergognava di essere Calabrese, la criticavano perché forse era più propensa a dare un sorriso piuttosto che a far pesare il dramma.

   Jole era un’anomalia positiva della politica calabrese e nazionale. Una di quelle anomalie che servono però alla Storia di un Luogo. Perciò, quando ho saputo del suo ultimo arrivederci silenzioso, non nascondo di aver acceso una candela per lei.

   Ho letto le notizie scritte e ho letto le impressioni di tale evento. La maggior parte erano pensieri positivi, che ne riconoscevano in qualche modo la volontà di far valere la sua calabresità. Anche gli avversari, sportivamente, l’hanno salutata con affetto.

   Poi ci son stati gli sciacalli, quelli che non sono mai contenti. Ho letto parole di odio e parole di bulli, tutti con il dito puntato contro. Facile farlo quando l’avversario odiato non può nemmeno rispondere all’attacco moralista dello sciacallo.

   Avrei preferito di gran lunga il silenzio, e aspettare il cosiddetto processo storico. Ma certa gente, proprio perché non conosce il valore del sorriso, si prende il lusso, con la becera scusa del libero pensiero, di gettare merda e fango, come se tutto quello che è negativo in Calabria fosse proprio figlio della politica proposta dalla Santelli.

   E poi ci sono quelli che usano lo stereotipo del fascismo. Quelli avrebbero dovuto mettersi un bavaglio alla bocca, giusto per qualche giorno. Il tempo di celebrare i funerali e di permettere almeno ai famigliari e agli amici più intimi di raccogliersi nel dolore.

   Quelli sono stati i peggiori, perché nella scrittura del loro pensiero facebookkiano hanno dimostrato di essere proprio peggio dei nemici che dicono di combattere.

   Un silenzio che sarebbe valso quanto il valore di un libero pensiero. Ma si sa che certe bocche e certe mani non sanno aspettare l’onda giusta del tempo, e perciò ne vengono travolti. È pur vero che la morte si nutre di verità, ma la delicatezza appartiene a chi la Democrazia l’ama.

   Ma in quest’epoca nefasta e avversa, molto probabilmente la Jole Santelli avrebbe risposto con un sorriso, spiazzando così i cattivi.

   Riposa in Pace, Presidente Santelli. Non avrai conquistato i tuoi avversari politici, ma adesso sei nel cuore di chi riesce a vedere nel sorriso un percorso di semplice prospettiva.

  E così chiudo la mia scrittura chiedendomi se mai avrò la fortuna di poter conoscere un’altra persona politica che fa del sorriso un’opportunità di positività.

Aurélien Facente, 16 ottobre 2020

Pubblicato da

Aurelien Facente

writer, artist photographer, videomaker

1 commento su “L’ultimo arrivederci di Jole Santelli e la mancata occasione di chi si professerebbe essere migliore…”

  1. Solo poche parole. Ho pianto. La sentivo vicina. Sono ancor più lontana di te dalla politica di Forza Italia ma rispetto le persone che valgono, da qualunque parte siano. Iole la ammiravo molto, era una donna di valore, determinata, sicura e chi sa dialogare con un sorriso, pur nel dolore, lascia una grande lezione di politica e di vita… Le dico arrivederci. È certamente nella luce. Ciao, Aurelien e grazie. Dalla Puglia, una che considera la Calabria la sua seconda terra.

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