Tanti auguri, Partito Comunista. C’è tanto da dirti…

Caro Partito Comunista, ci tengo tantissimo a farti gli auguri per i tuoi 100 anni portati abbastanza bene nel racconto nostalgico degli anni che furono. Già, anni pieni di gloria e di libertà e di tante bandiere rosse al vento, soprattutto nelle strade della Stalingrado del Sud, quella Crotone che oggi è di fatto un fantasma del passato che non vuole spezzare le catene del tempo passato.

   Oddio, adesso qualche nostalgico degli anni che furono mi dirà che cosa sto scrivendo e uscirà con il termine fascista e leghista e quanto altro ancora. Una commedia che non ha nessun effetto sul sottoscritto, perché in realtà vorrei chiedere a te, caro Partito Comunista, qualche delucidazione in merito, sapendo che non avrò risposte.

   Perché dovrei farti gli auguri quando ho visto Crotone smantellare la sua storia industriale e la sua forza operaia che mai più si è ripresa?

   Perché dovrei festeggiare un compleanno dove l’Italia è la nazione che ha mostrato nel tempo la maggior perdita dei diritti per quanto riguarda il lavoro?

   Perché dovrei festeggiare un Partito che di fatto rappresenta una minoranza nostalgica?

   Perché fare il brindisi con una classe di soggetti politici che ha rinunciato al freddo della piazza per stare al caldo nei salottini televisivi?

   Perché fare gli auguri quando ho visto la mia città decadere nel baratro della povertà culturale?

   Perché partecipare ad un compleanno con persone che parlano per partito preso e mai per dialogo?

   Perché farti gli auguri quando la strada del tuo miglior segretario, tale Signor Enrico, è stata disattesa da chi è venuto dopo?

   Perché con chi si vanta della tua tessera non posso parlare di autori come Gide, Camus, Oesterheld, Buzzati, Pasolini, Guareschi solo perché scopro che forse non ne hanno nemmeno letto una pagina?

   Perché devo festeggiare quando la grande Festa dell’Unità non si svolge più come una volta?

   Perché dovrei darti retta se poi tanti tuoi fan mi punterebbero il dito contro solo perché dico e sostengo che l’accoglienza verso lo straniero va fatta con maggiore attenzione, e tra l’altro con offese propagandistiche?

   Perché devo dare retta ad un grande Partito Comunista fatto a pezzi da tanti piccoli partiti dove conta il protagonismo più becero piuttosto che il coinvolgimento della comunità?

   Perché devo continuare ad ascoltare racconti nostalgici senza delineare qualche bozza per il futuro?

   Perché i tuoi rappresentanti credono di essere i migliori quando in realtà dovrebbero vedere la realtà in faccia per quella che è?

   Sono io che vedo una Crotone devastata nel sentimento e nella mancanza di lavoro e nell’impoverimento culturale in primis, oppure sono vittima della bottiglia di vino che i compagni bevono nelle loro serate a decantare la favoletta del momento?

   Ho tante domande, caro Partito Comunista.

   E pochissime risposte.

   Ho la seria impressione che quelli che festeggeranno sono vittime di un’illusione ideologica in nome di una bandiera sputata dall’ipocrisia. Perché se ci fosse stata l’unione, non si sarebbero sparpagliati in tanti piccoli pezzettini messi insieme solo dal voler stare al potere accada quel che accada, mostrando anche il peggio di sé.

   E vogliamo parlare dell’imposizione del pensiero che conviene per non venire a patti con la propria coscienza? Ecco, questo sarebbe un ottimo tema su cui dibattere, perché il pensiero è un elemento essenziale per la comprensione del mondo che cambia. L’esplorazione del pensiero è l’essenza della comprensione, eppure questo viene ostacolato in una visione univoca dell’ipocrisia.

   Caro Partito Comunista, ho visto tanti tuoi fan ragionare come i Fascisti che dicono di fronteggiare.

   Ecco perché mi limito a farti gli auguri e basta, com’è doveroso che sia. Avrei tante altre domande, ma mi fermo qui. Conoscerti è bello, sia chiaro. Ma farne parte… No, grazie. Ci tengo alla mia identità, al mio pensiero, alla possibilità di dire sì e no,  alla opportunità di parlare anche con chi la pensa diversamente da me, anche se si tratta di un pensiero storto.

   Ti faccio gli auguri, ma solo quelli. In fondo sei parte integrante di una Storia Umana che ha portato alla luce tanti temi. Ed è una grande peccato sapere che non sei credibile dai tempi di quel Signore di nome Enrico che perse la vita nel momento più inopportuno. Se fosse vivo oggi, credo che ne prenderebbe parecchi a calci.

   Stasera ricomincio la lettura di un libro: CHE di Héctor Oesterheld e Alberto Breccia ed Enrique Breccia. Lo leggerò con un buon bicchiere di amaro alla rucola. Giusto per darmi una dimensione più campagnola in questo periodo di pandemia. Sarà la sola festa per te. Perché credo nella conoscenza, credo nella Storia, credo nelle testimonianze di chi vuole parlare. Ma non credo in chi ha usato la bandiera per i suoi affarucci personali.

   E poiché adoro la libertà, non posso accompagnarmi alla catene della propaganda, soprattutto qui in Italia.

   Tanti auguri, Partito Comunista.

   Mi auguro che tu possa avere gente molto diversa da quella che c’è oggi. Perché le bandiere sono dei simboli, ma a fare la differenza nel bene e nel male sono sempre le persone.

La bandiera non tradisce i principi, le persone purtroppo sì.

Aurélien Facente, 21 gennaio 2021

Pubblicato da

Aurelien Facente

writer, artist photographer, videomaker

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