La brutta stagione degli incendi a Crotone

Io ormai non riesco più a scandalizzarmi di quello che succede nella mia città, soprattutto in materia di incendi. Capitano in ogni città, vuoi per mano criminale, vuoi per casualità, vuoi per guasto a qualche impianto, vuoi per degrado.

L’ultimo weekend è stato pirotecnico.

Due incendi diversi e accomunati dal degrado istituzionale.

Il primo a Parco Pignera al confine stadio.

Un piccolo incendio che per professionalità dei pompieri è stato domato in fretta e con ottima organizzazione. Già, perché a Crotone c’è un’ottima squadra di pompieri. Non lo dice mai nessuno. Però hanno saputo affrontare al confine del parco qualcosa che poteva allargarsi, diciamolo chiaramente.

Poi c’è stato il giorno dopo un altro incendio, in una vecchia struttura dell’Asp quando era Asl a Corso Messina. Sopra vedete la foto. Una struttura volutamente abbandonata tra vari duelli istituzionali e che era ormai ridotta ad un vecchio rudere nel centro crotonese. Prima o poi qualcosa capita sempre.

Essendoci indagini in corso, attendendone l’esito, la sola cosa che mi scandalizza è il dito puntato contro.

Come se la stagione degli incendi a Crotone non ci fosse mai stata.

Ora si usano le seguenti parole: criminali, vigliacchi, seminatori d’odio.

Senza aspettare l’esisto delle indagini. Che sarebbe saggio, dopo aver smaltito una giusta prima rabbia. Siamo umani. Sacrosanto indignarsi. Ma poi lasciare che la giustizia lavori,, e sarà un lavoro difficile.

Perché a Crotone, si sa, l’omertà è una seconda religione.

Ora si urla un po’ di più, ma poi ci sarà il silenzio. E resterà un brutto ricordo da dimenticare.

Ma non spegnerà la stagione degli incendi che non hanno limiti nello spazio e nel tempo.

Crotone è abituata agli incendi.

Mi limito a ricordare i primi anni 2000. C’è stato un anno dove piromani professionisti muniti di veicolo appiccavano incendi, usando come bersaglio automobili di privati cittadini. Questa storia è andata avanti per un anno almeno. Non c’era notte che il bollettino delle auto bruciate non fosse aggiornato. Nel quartiere Tufolo, in una piazzetta adibita a parcheggio, andarono a fuoco ben otto veicoli con fiamme che arrivavano molto alto.

A Crotone le macchine bruciavano.

Ma anche qualche attività è finita in fiamme.

E non sembra che la politica fosse presente a commentare e a condannare e a prendere le distanze. E neanche a discuterne all’interno di qualche consiglio comunale e o provinciale. Meglio stare zitti sul mostro. Lasciamo la cronaca lavorare e la giustizia pure, nel più completo silenzio.

Ma la vicinanza a quei cittadini che hanno perso la loro macchina o la loro attività non era mai stata espressa.

Io ricordo. Magari ci sarà stata della solidarietà nel silenzio, il che sarebbe anche un bene. Ma il silenzio nell’omertà suona spesso come una beffa. Anzi, è una beffa.

Potrei raccontarvi di centinaia di attentati dolosi (e incidenti) accaduti negli anni.

Quello che non va alimentato è l’accanimento moralistico su episodi, indubbiamente gravi, che però vanno contestualizzati e ragionati. Non puoi parlare di attentato se non hai le prove materiali, non puoi parlare di odio se non sai che cosa è pur esprimendolo, e non puoi parlare di innocenza a priori quando magari i potrebbe essere più colpevoli di quel che si pensa.

Io ero presente quando è divampato l’incendio a Parco Pignera. Ero andato a vedere il concerto della Rino Gaetano Band al quartiere dei 300 alloggi. Ho visto partire i pompieri, confidando nella loro professionalità. Ho visto anche le fiamme, ma ho visto anche il più basso istinto moralistico in diretta.

Sono uscite delle storie. Sono usciti anche degli attacchi verso determinate persone. Il processo non si è fatto attendere.

E nel frattempo il vero mostro si è dileguato, perché magari ha ottenuto quello che voleva.

Crotone ha prodotto dei mostri. Certo. Non è complottismo. Si tratta del malessere che si crea all’interno di una società che non vuole armonizzarsi, e che passa da un estremo all’altro. Quando si stava bene, era comodo il silenzio. Ma quando si comincia a star male, il silenzio non va più bene. E in questo frangente nascono nuove forme di mostruosità invisibili. E nel medesimo lasso temporale non si accorge di essere ancora ciechi.

Non ho scritto questo articolo per condannare a priori. Scrivo per comprendere. Perché se voglio trovare il mostro, devo provare a comprenderlo. Non giustificarlo, ma comprenderlo.

In tutto questo urlare al colpevole, è sfuggito un elemento al quale dovremmo un po’ tutti guardare al meglio. Non ci sono stati feriti, e nemmeno vittime. Soprattutto all’incendio di Corso Messina, visto che il palazzo in questione è ubicato vicino ad altre abitazioni.

I pompieri hanno spento le fiamme.

Da altre parti qualcuno dovrebbe spegnere il nero della propria anima.

E ammettere che la stagione degli incendi non ha una sua stagionalità.

Il mondo è cattivo finché voi lo vorrete. In fondo Crotone ha una sua anima cattiva, e questo perché ha voluto tralasciare quella piccola fiamma di bene che andava alimentata. Crotone è piena di problemi. Ma è anche piena di difetti. Il più delle volte non si guarda oltre al proprio orticello. Non si accende la mente e non si accende il cuore.

In un contesto come questo si accende qualche altro tipo di fiamma. Inevitabilmente, soprattutto se in questo posto si sopravvive più che vivere. E in tal contesto l’odio si alimenta facilmente come una fiamma che brucia un foglio di carta che poi diventerà cenere.

Forse è per questo che sarebbe meglio provare a comprendere piuttosto che puntare il dito. Perché Crotone ha una malattia che dura da troppo tempo. E si fa poco per curarla con dovizia. E di certo non la curi con il dito accusatorio assommato alla demagogia.

Aurélien Facente, 30 maggio 2022

Pubblicato da

Aurelien Facente

writer, artist photographer, videomaker

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