Qui Crotone: la propaganda elettorale passa da Rino Gaetano a Fabri Fibra

Crotone. Piazza Pitagora. Ore 12.30. 13 gennaio 2020. L’aria del lunedì a Crotone non è mai allegra. Si riprende la solita routine, e sembra che tanti vogliano evitare di passare davanti agli uffici elettorali dei candidati alla Regione Calabria. Tra poco si voterà, e il malumore lo trovi su Facebook principalmente. I crotonesi sono messi in mezzo tra l’incudine e il martello.

   C’è chi accusa di votare l’entourage di Enzo, quel grosso animale politico (nel senso buono del termine) e che ciò porterà la rovina di Crotone. Poi c’è chi si lamenta della Lega, e vive lo psicodramma della visita di Matteo Salvini a Crotone. E se aprite i profili di molti vostri amici, si consuma il dramma sociale. E mancano almeno quasi due settimane. Si dice che il buongiorno si vede dal mattino, ma su Facebook è una tifoseria continua e ossessiva.

   Allora per evitare di stare troppo su Facebook (in realtà, io vado sulle pagine dei quotidiani per informarmi, ma questa è un’altra storia), e sapendo che non ho un gran da fare, ecco che decido di uscire e di farmi un giro in centro con una persona amica.

   Gli uffici elettorali si sono aperti la scorsa settimana. Inaugurazioni in pompa magna con solite facce che vedo da almeno 30 anni. Scene ripetitive che ti fanno capire quanto la tua amata Crotone è molto piccola a dire il vero.

   In tutti questi giorni, però, mi ero dimenticato di un particolare.

   Un grosso particolare.

   Era usanza dei tanti candidati, fino al più recente passato, di usare spesso e malvolentieri (per noi cittadini normali) le canzoni dell’indimenticato Rino Gaetano, perché secondo loro (i candidati appunto) trasmettere a palla la musica di Rino servivaa trasmettere simpatia e appartenenza. Tanto sono uno di voi, dice il candidato, facendoci credere che il buon Rino sia la chiave per votarlo. Un paradosso se poi leggiamo i versi delle canzoni che noi italiani e calabresi amiamo.

   Per tanti, troppi, anni ho ascoltato queste “storture” elettorali, e mi dicevo che non era giusto. Prima lo usava la Sinistra, poi ne fece anche uso la Destra, e poi il Centro, e poi gli improbabili. Tutti, più o meno, hanno usato Rino.

   Ma la gente, quella che ama la musica, fa le dovute distinzioni. Distingue la sincerità dell’Artista Rino dalla bugia del politicante (politico è una parola troppo grossa per certi candidati).

   Ma in questi giorni, almeno non ancora, non ho ancora trovato il camion o il furgone o la macchina con gli stereo ad alto volume a spararti le canzoni di Rino.

   Il che rendeva l’aria piacevole.

  Poi in lontananza ascolti un brano di Fabri Fibra ad alto volume.

   Pensi ad un’auto di giovanotti. Nulla di male. Fabri Fibra è un artista che si è fatto rispettare in questi anni, e ha portato delle innovazioni nel suo genere. Ha venduto tanti dischi, e se devo essere sincero mi sta pure simpatico.

   Però poi affronto la dura realtà.

   Piazza Pitagora è conosciuta per i portici e per la grande rotonda semidevastata. Il centro nevralgico di Crotone.

   Sono al centro di questa rotonda e vedo un camion elettorale con tanto di manifesto elettorale del sindaco contadino, candidato alla Regione Calabria, che gira intorno a me, mentre ad alto volume si ascolta “Stai pensando a me”, uno dei recenti successi del rapper italiano.

   Non vi dico l’impressione che ho avuto. Sembrava di trovarsi all’interno della scena di un film tragicomico.

   Il camion si allontana, e io resto stralunato. Il camion elettorale del sindaco contadino con la musica di Fabri Fibra ad altro volume. Questa è una pagina di storia da scrivere. Finalmente uno che non usa Rino Gaetano per la sua campagna elettorale.

   Mi dispiace per te, Fabri, che qualcuno usa le tue canzoni per la sua promozione. Ma sai. È toccato anche al grande Rino farsi usare a sproposito. È il destino dei grandi artisti.

   Dai. Almeno qualcosina di diverso.

Aurélien Facente, gennaio 2019

Crotone, la mia amata e la mia odiata

Il rumore delle onde del mare, mischiato ai miei passi sulla sabbia. Ogni tanto vado in spiaggia, e mi allontano fino a dopo il cimitero, per poi voltarmi e guardare Crotone in lontananza. Sto fermo un po’, mentre ascolto le onde del mare che battono sulla spiaggia.

   A volte ho bisogno di star da solo, di camminare senza una direzione precisa. A volte porto la mia macchina fotografica, a volte solo un taccuino dove poter scrivere qualcosina o poter portare dietro di me un momento.

   Guardo la mia Crotone, la mia amata e la mia odiata.

   Non offendetevi. Ognuno di noi ha un rapporto schietto con la propria città, fatto di tanto amore, ma anche di profondo odio, tra l’altro dettato da una rabbia che ognuno di noi tiene dentro.

   C’è il bel clima, c’è il sole, c’è il mare, c’è la storia.

   Questa filastrocca la sento da 40 anni almeno.

   Certo, c’è il Crotone Calcio che ti fa sognare la serie A. Puoi parlare di Pitagora e Milone senza sapere in che epoca sono vissuti. Ci sentiamo antichi Greci quando ci conviene, o diventiamo calabresi quando il leghista del nord offende il calabrese, o diventiamo all’improvviso comunisti quando il vecchio Partito Comunista è stato messo da parte. C’è qualche sacca, ma quando non hai un mondo operaio accanto, non puoi dar valore al comunismo.

   Odio Crotone a volte.

   La odio perché negli anni ho visto tanti, troppi, opportunisti e pochissimi costruttori di idee.

   La odio perché ho fatto il Don Chisciotte contro i mulini a vento, e adesso tutti son circondati da pale eoliche che non ti hanno migliorato il paesaggio circostante.

   La odio perché il popolo che è restato e non è partito si è rassegnato a convivere con una normalità che non è una normalità.

   Manca il lavoro. L’economia si è ormai decostruita. Andarsene sembra essere la soluzione migliore. Perché il poco lavoro che c’è è statale, oppure d’attività, oppure ti butti sull’alimentare e ti apri un ristorante, un pub, una pizzeria. Ti fanno credere che il vero lavoro è solo quello che ti si propone a Crotone, e io rispetto tutti questi lavori. Ma poi c’è il resto.

   Puoi provare a diventare un calciatore, ma qui la concorrenza è spietata. Puoi provare nella pubblica amministrazione, ma i posti sono limitati. Puoi provare in un qualche centro commerciale, ma il tuo contratto è di breve durata. Così come puoi provare al call center, ma la situazione non migliora.

   Ci sarebbe il lavoro nero, ma poi se hai qualche invalidità non ti conviene e poi non ti prendono. Perché se ti scoprono, poi il tuo capoccia passa i guai, e alla fine si sa che quando l’economia si riduce diventi avverso allo Stato e alle sue regole rigide.

   Si dice che nell’ultimo anno, l’attività di vendita sia diminuita del 60%. Meno acquisti vuol dire meno economia mobile, il che si tradurrà in meno tasse. E a Roma vogliono darci la colpa di questa contrazione economica.

   Si vuole colpire gli evasori, che ci stanno e sono un danno, ma non si vuole parlare di sviluppo. Si potrebbe fare, ma quando hai a che fare con un certo modo di pensare. Non è una questione politica, ma antropologica. Perché qui il politico si sente superiore a te. Magari gli parli delle tue idee, ma poi te le fotte abilmente. Se ne impossesserà, ma poi non le potrà realizzare a dovere. Perché in fondo non ha studiato come te, e allora preferisce dirti che sei intelligente, ma solo se lo voti o voti qualche suo amico. E poi vieni dimenticato o messo da parte, a patto però che tu non abbia da parte una sessantina di voti. Perché se non hai una famiglia numerosa, è difficile che tu abbia un futuro.

   A Crotone c’è un mondo giovane. C’è sempre stato. Ma oggi è un mondo giovane impaziente di andarsene. Sì, perché i più grandi hanno raccontato che è meglio andarsene da Crotone, che fuori ci sono ben altre possibilità. Quindi meglio andarsene, ma una vita migliore davvero c’è?

   Già, meglio soffrire fuori che qui.

   È il terribile presente che i giovani vivono. Un presente condiviso con chi ci vive da sempre qua.

   Ma tra questi giovani c’è una paura camuffata. Giocano a fare i forti, ma i loro sogni sono di fatto uccisi se restano qua. C’è chi tra loro sceglie di restare, con grossi prezzi da pagare tra l’altro. Giovani senza un’idea di orizzonte.

   Ma tanto c’è il bel clima, c’è la Magna Grecia, le imprese del Crotone FC. Bastano queste tre cose per costruirti il futuro…

   Però poi vivi in una terra dov’è stato sepolto di tutto. Già, parlo di quelle sacche di rifiuti industriali che hanno bisogno di essere bonificate e che, di fatto, impedisce una pronta rinascita.

   Ma non tutto è da buttare.

   C’è un mondo nascosto che cresce. C’è una coscienza che cresce. C’è una consapevolezza di non arrendersi. Poche cose, ma buone. In questo mondo nascosto c’è forse la soluzione.

   Guardo Crotone da lontano.

   La amo e la odio.

   Ritorno verso di te, mia Crotone, mentre il mare continua il suo lungo canto. Do uno sguardo verso l’orizzonte, mentre il sole scende.

   Un giorno finisce. La notte arriva.

   E domattina il sole sorgerà dal mare, per illuminare una città che deve liberarsi della sua oscurità.

Aurélien Facente, gennaio 2019