A Crotone ci si nutre della demagogia e poi si sbatte contro la bonifica

Sono decenni che si parla di bonificare gli ex siti industriali di Pertusola e Montedison, ora di proprietà ENI. Decenni passati tra processi e petizioni popolari firmate e controfirmate per un qualcosa che a Crotone va comunque fatto.

La bonifica è l’argomento elettorale. La resa dei conti sulla quale la politica locale, tra l’altro frammentata e piena di attori teatranti, si è ormai arenata.

In campagna elettorale si promettono rivoluzioni e cambiamenti mitologici.

Nella realtà di tutti i giorni avviene proprio il contrario.

Perché non si conosce la storia industriale nei particolari, non si sono fatte le dovute analisi storiche e sociali, non si riconosce che ormai quella realtà non esiste più dalla fine del secolo scorso (gli anni 90′), e per decenni si è andati per inerzia. Salvo poi sottoscrivere un accordo (giunta comunale Pugliese) che chiuderebbe la questione.

Ora in tutta la discussione portata avanti da opposizioni sgangherate e maggioranze camaleontiche, il dubbio che si sia arenata la barca è molto presente. Perché tutti, ma proprio tutti, cadono nel lato pratico della questione.

E da qui apriti cielo. Quanta fantascienza fantasiosa viziata dalla propaganda demagogica che ha invaso le menti di coloro che si ergono a rappresentanti della comunità crotonese, tra l’altro ormai sparpagliata e non unita (ma qui le cause sono anche altre).

I nodi arrivano al pettine. E quando l’oggettività della verità arriva, ecco che tutti si fanno male. Le opposizioni un po’ di meno, ma quando erano maggioranza anche loro sbandieravano imprese fantascientifiche. Ora hai il sindaco Voce che si è fatto votare per la questione ambientale, e pochi ricordano che fu il solo a parlare di un termovalorizzatore funzionale ai bisogni della città durante una nota trasmissione televisiva locale, La memoria corta fa brutti scherzi, ma lui stesso paventò la necessitò di un termovalorizzatore, che è quello che si realizzerà di qui a breve. Serviorà per la bonifica? Ma certo che sì, Produrrà un ulteriore danno ambientale? Beh, se resti dell’idea che il mondo è fermo dagli anni 90′, la risposta sarebbe sì. Ma in 30 anni i progressi sono stati fatti, solo che la demagogia politica non la vede.

Ora il dubbio mi sorge. Senza prendere le parti di nessuno in particolare, e senza neanche giudicare l’esito dell’ultimo consiglio comunale, l’impressione è che tutti più o meno si siano presi un ceffone senza precedenti, e che la politica cittadina si sia mostrata molto più politicante che professionale. le favolette raccontate in campagna elettorale sono restate favolette che ormai tutti vedono, e ahimé giustificarsi con degli screenshot su Facebook non è tanto producente. Anzi, porta all’effetto contrario. Perché in questa partita illusoria di voler convincere chissà quali elettori, tutti quanti peccano nel loro più grande difetto, ovvero l’essere padroni di una verità che di fatto è stata solo fuffa fino ad ora. E continuerà ad esserlo, visto che il termovalorizzatore del ventunesimo secolo sarà realtà.

In tutti questi anni, nessuno si è posto la seguente domanda pratica: e se i rifiuti da bonifica, di cui non conosco la quantità reale se non dopo le operazioni di scavo, non se li fila nessuno?

Ed è proprio qui che la demagogia cade nella sua menzogna.

Perché? Facciamo un salto in Giappone. La centrale nucleare di Fukushima. Distrutta a causa di un terremoto di proporzioni spaventose, tale centrale è stata la tragedia del Giappone, nonostante fosse all’avanguardia in tutto. Eppure la catastrofe ci è stata, e le scorie hanno avuto bisogno di un trattamento marittimo. Ma i rifiuti nella sostanza sono rimasti in zona. Così come è avvenuto in altri siti dismessi nel mondo.

A Crotone avverrà la stessa cosa. Lo richiede la logistica, e soprattutto lo richiede un altro fatto politico della quale i nostri si son dimenticati di raccontare. Ve la ricordate la favoletta dell’autonomia del rifiuti tanto decantata in passato durante le campagne elettorali tra Comuni calabresi e Regione Calabria? Che dicevano in sostanza? Ognuno dovrà pensare al suo senza se e senza ma.

Ora si possono convocare consigli di tutti i tipi per parlare della questione, ma servirà molto probabilmente a poco. Perché, alla fine dei conti, questa storia dovrà finire in un modo o nell’altro, e pensare di bloccare ancora tramite tribunali non risolverà il problema. Non ci siete riusciti prima, e non ci riuscirete nei prossimi giorni.

Tanto vale iniziare il tutto con l’accordo del 2019 e chiuderla una buona volta per tutte.

La bonifica non è un argomento di campagna elettorale.

Ma è stata usata a suon di demagogia per troppo tempo.

E si sa che la demagogia è la menzogna politica per eccellenza.

Al prossimo episodio. Fidatevi. Ormai è una telenovelas che batterà il record detenuto dal serial Sentieri. Di questo passo mi procurerò una carrozzina. Sperando però di avere ancora una buona memoria.

Ma voglio restare ottimista. Confido molto nella figura del generale. Sì, quello che è attualmente il commissario alla bonifica. Petizioni permettendo.

  • Aurelien Facente, 15 maggio 2024

Quando parlare di ambiente a Crotone è sinonimo di propaganda

Mi sono permesso di prendere in prestito alcune foto di utenti crotonesi. Sono foto prese a caso, tra l’altro in anni diversi e in posti vari. Ma voi non saprete a quale anno si riferiscono perché la spazzatura è l’argomento più scottante nella città di Crotone (ma il problema si vive anche da altre parti).

Ogni anno, a più riprese e dovremmo parlare di mesi, si ripresenta sempre lo stesso problema. Eppure Crotone è la città che ha perso più abitanti negli ultimi anni, ma le montagne di spazzatura crescono eccome.

Ora possiamo parlare di impianti guasti (e quando ne hai solo uno sono cavoli amari se si guasta) e di varie responsabilità politiche e gestionali. Un groviglio di responsabilità nella quale la Calabria tutta si è impigliata, arroccandosi in posizioni politiche più ipocrite che di dovere.

Abbiamo un serio problema a monte. A produrre i rifiuti sono gli esseri umani. Non è che i cumuli di spazzatura li creino gli elefanti o le rondini. Le persone creano spazzatura.

Quando eravamo in pochi ci si poteva permettere erroneamente di seppellire e bruciare, ma poi la scienza ha scoperto che è dannoso e quindi abbiamo dato spazio al progresso tecnologico.

In Italia di progressi tecnologici ce ne sono stati, ma impari se andiamo a vedere in giro per il mondo. Gli stessi “privati” della spazzatura, quelli seri, parlano della possibilità di migliorare il progresso tecnologico. Ma vanno fatte anche nuove discariche, perché le vecchie dovrebbero essere dismesse e bonificate.

A quel punto, mentre sale il sospetto dell’inquinamento, si comincia il valzer della demagogia elettorale. Tutto dovrebbe partire dal pubblico, che è meglio del privato. Perché il privato segue i suoi interessi, e non quelli della collettività. Ma chi le dice queste cose spesso è seduto dietro una bella scrivania, eletto e sistemato per qualche anno a livello economico perché percepisce buono stipendio pagato dalla collettività.

Giusto difendere il territorio. Ma difendere il territorio vuol dire anche curarlo con i migliori mezzi. E se non li hai che fai? Ti viene facile demonizzare il privato, ma tu non hai i mezzi che il privato si è dotato. E allora racconti la supercazzola dell’inquinamento che provoca il privato. Ma la tua discarica è esaurita. Negli anni, assieme ad altri geni, vi siete impantanati in un sistema che si aggroviglia da solo.

Una sorta di gioco del cucuzzaro abbastanza perversa.

Sì, perché il cittadino, quello onesto s’intende, paga. Si lamenta, ma paga. Ma ricopre il ruolo del cucuzzaro, e perciò la prende nel didietro.

E intanto la spazzatura cresce, si accumula, non viene trattata. Cresce, cresce, cresce. Con tutto quello che ne consegue. E la storiellina si ripete da anni, e così le cucuzze giocano con il cucuzzaro, e chi se la prende nel culo? Ovviamente il cittadino che fa il cucuzzaro.

E così poi partono i provvedimenti più fantascientifici che ci possano essere. A raccontarli in un episodio dei Simpson sarebbe divertente, ma qui si abbonda di realtà demenzialmente tragica.

Facciamo l’inceneritore. No, l’inceneritore inquina. Ma poi in altri posti costruiscono inceneritori all’avanguardia e scientificamente testati, ma loro inquinano. Mentre è preferibile tenersi la spazzatura che s’imputridisce sotto casa tua, a discapito dell’igiene e ovviamente della salute.

Realizziamo una discarica fatta a norma allora. Un bel progetto. Sacrifichiamo un terreno e bonifichiamo le vecchie. No, inquinano. E intanto con questa bella scusa ce ne stiamo fermi e assaporiamo l’odore della merda.

Chiediamo aiuto a un privato allora. C’è. Lo autorizziamo con i controlli dovuti e per il momento ci accontentiamo. No, lui è un delinquente e fa gli interessi propri. Anzi, è probabile pure che sia un mafioso. Ma tu che stai dietro la scrivania non dici che fai parte dell’ostruzionismo e che giochi con il tuo comportamento proprio con la salute collettiva. Quindi dovremmo credere a un “onesto” che si comporta di fatto come un criminale, visto che il suo temporeggiare con la salute cittadina è un atto da criminali?

Ma tanto è il gioco del cucuzzaro. Tutt’in culu aru cucuzzaru, dicono a Crotone. E ù culu du cucuzzaru appartiene a quello che paga la bolletta.

La verità è che bisogna difendere l’ambiente e la città. Ma difendere l’ambiente vuol dire anche non perdersi in chiacchiere e comunicati stampa a supercazzola. Difendere l’ambiente vuol dire anche non fare propaganda se le soluzioni non sono a portata di mano. Difendere l’ambiente non vuol dire fare la protesta e basta o il ricorso qua e là, quando tu stesso sei sprovvisto della conoscenza. Difendere l’ambiente vuol dire anche affrontare il groviglio di norme che lo Stato Italiano e le Regioni si sono create per fare dispetto ai comuni. Già, loro sono le eccellenti cucuzze e devono andare intu ù culu du cucuzzaru.

Ma poi un giorno il cucuzzaro dirà basta.

Bene, signori. Ovviamente il racconto è una piccola sintesi della storia della propaganda ambientalistica crotonese, soprattutto in determinati ambienti istituzionali. Non vado nei particolari e nei nomi perché beccherei querele o sarei tacciato per pazzo.

Ma il fatto è che la spazzatura per strada continua ad esserci. Non la spazzatura del cafone di turno. ma quella che si accumula nei cassonetti provocando le cosiddette montagnuole maleodoranti. Vi raccomando l’estate poi. Beh, adesso ci sono le mascherine. Quelle in qualche modo proteggono dal cattivo odore.

Però intu ù culu del cucuzzaro continua a mietere vittime tra i cittadini.

E nel frattempo si parla, si parla, si parla.

Ma di soluzioni sempre intorno al racconto che vi ho appena narrato.

Aurélien Facente, 13 giugno 2021

Coronavirus KR: Avete mai provato a capire come ragiona un virus?

Se siete scettici e volete andare appresso alla informazione televisiva, internet, e cartacea allora è meglio che cambiate lettura. Se pensate che io stia facendo giornalismo, spacciandomi per quello che non voglio essere, allora cambiate letteralmente canale. Se ritenete opportuno farvi piegare dalla paura e non riprendere la ragione, allora non fidatevi di quello che scrivo qui. Potrebbe urtare la vostra sensibilità, e di sicuro potrebbe mettere in allarme la vostra distinzione di verità. Però per leggere quest’articolo, dovreste entrare nell’ottica di uno scrittore che s’appresta a sceneggiare il soggetto di un film incentrato su un virus che infetta gli umani e fa una strage. Perché, anche se potrebbe sembrare assurdo, certi film di fantascienza si basano proprio su sunti scientifici (e nel caso anche di relazioni che, ipoteticamente, lavorano sullo scenario peggiore), perciò vi ho avvertito.

   Con questo, non voglio prendere posti di scienziati e medici. Meglio che loro lavorino e ci possano quantomeno dare la notizia che questo Coronavirus può essere combattuto, e debellato un giorno.

   Ma al di là della introduzione chiarificatrice, proviamo un po’ a ragionare.

   Ora proviamo a capire come funziona un virus.

   Il virus è un microorganismo che attacca l’organismo ospite per sopravvivere. Semplice, detta così. Fa parte della natura. Il mondo dei microorganismi è pressoché infinito, e per quanto l’umanità ha fatto progressi sugli studi medici e biologici (acquisendo così grande conoscenza), a volte succede che la natura fa nascere un virus più bastardo.

   Nella storia di epidemie di massa ne sono capitate. Peste, colera, influenze come la spagnola. Milioni di vittime.

   C’è una cosa da dire, però, e bisogna sottolinearlo: un virus che si diffonde è perfettamente figlio dell’epoca in cui prende il sopravvento.

   Pensate alla spagnola. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale. Un’umanità più debole e falcidiata ha causato migliaia di morti.

   Andiamo più recentemente all’Aids, l’incubo per eccellenza degli anni 80’. È il virus più letale che la storia medica abbia conosciuto finora, anche se i progressi ci sono stati eccome. Infetta l’ospite come HIV e ne indebolisce le difese immunitarie, poi quando si conclama in Aids la vittima ha pochissime chance di farcela. L’Aids è perfettamente figlio dei suoi tempi. Si conclama nelle comunità dove la sessualità è ambigua, poi aggiungiamoci i tossici di siringa, e infine il sangue infetto negli ospedali che fece scoppiare l’allarme generale. Di Aids ne sono morti a migliaia in tutto il mondo, però abbiamo imparato a combatterlo. Prima di tutto con la prevenzione. Per evitarlo, abbiamo cambiato i nostri costumi sessuali in maniera netta. Teniamo conto del preservativo. Abbiamo imparato a scegliere con cura il partner con cui condividere la nostra sessualità. Stiamo più attenti. E questo perché, in assenza di medicine, l’unica arma è la prevenzione. E questo ha aiutato.

   Con l’Aids abbiamo anche ammesso che il virus è un assassino seriale molto raffinato.

   Sì, perché essendo figlio della sua epoca sceglie bene chi infettare.

   Il Coronavirus, o Covid-19, è ben figlio della sua epoca.

   Eccome.

   Cosa conosciamo di questo virus contagioso?

   Che si manifesta come un’influenza, ma poi non lo è. Scatena una polmonite violenta e blocca le vie respiratorie. Ed è un maledetto osso duro da debellare, proprio perché nuovo. Ma non solo. Con le persone che hanno delle patologie pregresse (es. diabete, pressione, asma giusto per nominarne qualcuna), il Coronavirus si scatena come una bomba, devastando sostanzialmente il sistema respiratorio.

   Oggi la tv c’invade continuamente di notizie sul Coronavirus. Fa ormai parte della nostra cultura. E ci fa paura.

   Ci sono poi gli effetti collaterali del virus, in maniera sociale. Ci siamo dovuti allontanare dai nostri parenti, dai nostri amici, dai nostri vicini. Per una questione di sicurezza. Ci hanno confinato nelle nostre abitazioni. Ci hanno obbligato a rinunciare alla nostra vita sociale e lavorativa.

   Già, perché c’è l’emergenza. Perché abbiamo pochi ospedali. In effetti, l’Italia è una delle nazioni che ha tagliato moltissimo sulla spesa sanitaria e sulla spesa della ricerca. La grande colpa politica di questa prima parte del ventunesimo secolo. E di questo il virus se ne frega altamente, perché tanto continuerà il suo infausto compito.

   Il Coronavirus è qualcosa di terribilmente nuovo per adesso. Il fattore tempo è il suo vantaggio. L’incubazione è tardiva, nel senso che ha uno sviluppo di quattordici giorni circa. E sa scegliere i suoi bersagli con cura. Persone anziane per la maggior parte, ma anche giovani (seppur in minor parte). Anzi, sembrerebbe addirittura che al Nord Italia, in particolar modo in Lombardia e in Veneto (ma sostanzialmente ha toccato con violenza stragrande parte del Nord), il Coronavirus è particolarmente pericoloso.

   Talmente pericoloso, che tutta Italia è zona rossa.

   Nei giorni scorsi una biologa, che qui chiamerò con il suo nickname ST Regina 666190, che sta studiando il virus nel suo comportamento ambientale (essì, perché i virus hanno anche la caratteristica di essere studiati anche in questo senso) ha preso contatto con me.

   Bene, ST Regina 666190 mi manda una relazione riassuntiva della sua ipotesi (badate bene che adesso si tratta di un’ipotesi, che però sta prendendo sempre più piede, e se la pubblico oggi è perché è già stata pubblicata in altre pubblicazioni.

   ST Regina 666190 mi scrive: “La qualità dell’aria è un fattore molto importante per il benessere dei cittadini e per la protezione dell’ambiente. In Lombardia, in Veneto, per la presenza sul territorio delle Alpi si determinano condizioni meteo che non solo ostacolano la dispersione aerea di elementi inquinanti, ma addirittura ne favoriscono l’accumulo al suolo.

   Un aerosol è definito nella sua forma più semplice come una collezione di particelle solide o liquide sospese in un gas, mentre il termine particolato (particulate matter o PM) individua l’insieme dei corpuscoli di tale miscela.

   Si tratterebbe, dunque, di un inquinante molto diverso da tutti gli altri, presentandosi non come una dettata entità chimica ma come una miscela di particelle dalle più svariate proprietà. I maggiori componenti del particolato atmosferico sono il solfato, il nitrato, l’ammoniaca, il cloruro di sodio, il carbonio, le polveri minerali e si stima che in alcuni contesti urbani più del 50% sia di origine non naturale (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale).

   E adesso parliamo del Coronavirus. Domanda: “Perché in quella precisa area del Nord Italia si sono verificati tantissimi casi di morbilità”. La risposta è nel vento, che da quelle parti non c’è per via della connotazione geografica dell’area, e di questo ne avremo risposta quando lo studio sarà completo.

   I Coronavirus hanno dimensioni tra 80 e 160 nm. Tali dimensioni consentono ai virus di agganciarsi alle microparticelle inquinanti presenti proprio in queste aree. Questo aggancio fa da veicolo per il trasferimento interumano. Ecco perché la diffusibilità è estrema. Perché non ci sono in gioco solo le goccioline degli starnuti o l’aria umida della normale respirazione a fungere da veicolo, ma ci sono soprattutto miliardi di particelle di polvere sottili nell’aria, rappresentati dal particolato. La riduzione delle attività che producono inquinanti e la riduzione del traffico veicolare hanno ridotto la presenza di queste particelle. Le norme igienico sanitarie faranno il resto. Ma ci vuole tempo, purtroppo ancora sconosciuto.

   Il sole dovrebbe fare il resto. Ma non per via dell’aumento delle temperature, come ci viene erroneamente suggerito. Il virus è ospite di un corpo umano che ha una temperatura corporea di 36 gradi. Se resiste a tali temperature, forse niente lo danneggia a temperature inferiori o superiori, anche perché la teoria della cinta climatica è ancora tutta da verificare nel dettaglio. Però abbiamo un alleato in cui sperare: il sole.

   Il sole, invece, ci ha sempre salvato per via delle radiazioni ultraviolette. Basti pensare che le lampade ultraviolette sono usate per potabilizzare l’acqua e per sterilizzare ambienti e strumenti usati in ospedali e laboratori biologici, perché sterminano quasi tutti i virus ed i batteri. Più sole caldo quindi, più radiazioni ultravioletti.

C’è da dire un’altra cosa: gli inquinanti presenti nell’aria aumentano la reattività e l’infiammazione polmonare. Per cui non è la stessa cosa ammalarsi a Bergamo o Brescia anziché in Calabria o Basilicata. Ti ricordo che la SARS sparì con l’arrivo dell’estate, anche se adesso, per quanto riguarda il Coronavirus, è un azzardo dirlo con certezza.

   La ricerca andrà avanti con la formulazione del vaccino, gli anticorpi monoclonali e con i farmaci. E faremo una parte importante noi se rispetteremo le norme sanitarie, e non dimenticarti che la prevenzione che ben presto impareremo a praticare farà il resto.

   Questo testo mi è stato inviato un paio di giorni dopo la chiusura della Lombardia, e la conseguente dichiarazione di zona rossa, e poi sappiamo più o meno com’è andata la storia.

  Nel momento in cui scrivo è il giorno 19 di quarantena qui in Calabria.

  Il virus è arrivato anche qui, e ha fatto le sue vittime.

  Ma sono ancora poche, per fortuna. Noi calabresi dobbiamo farci un applauso per il rispetto delle norme, ma non vuol dire cantare vittoria. Anche oggi avremo il bollettino che salirà molto probabilmente.

   Però sono sicuro di una cosa. Che il Coronavirus è figlio della nostra epoca. Che questa è l’unica verità incontestabile, perché ci ha fatto riscoprire la nostra fragilità. Ma se la teoria della mia amica ST Regina 666190 sarà vera, allora avremo nella nostra aria (parlo di Crotone in particolare) forse il miglior alleato naturale, come una sorta di scudo.

   Ovviamente è un’ipotesi e non è la certezza.

   Ora c’è solo da aspettare con pazienza, e rispettare le regole, e fare il tifo per tutto il mondo scientifico e medico che di giorno in giorno combatte contro il tempo.

   Però, è vero che adesso dobbiamo ripensare alla nostra esistenza in rapporto con la natura e con il mondo. Perché i virus, nel loro volerci male, ci insegnano sempre nuove regole, modificando così la nostra vita. Ora c’è solo da tifare perché la curva dei guariti continui a essere in costante aumento. Senza dimenticare, però, che il bollettino delle vittime continuerà.

   Morale della favola: il virus è figlio della sua epoca, in ogni caso.

Aurélien Facente, marzo 2020

Link eventuali cui fare riferimento, casomai nutriste qualche dubbio:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/17/coronavirus-lo-studio-smog-e-polveri-sottili-hanno-accelerato-la-diffusione-di-sars-cov2/5739565/

https://lacnews24.it/salute/coronavirus-qualita-aria-relazione-contagi-inquinamento_113693/

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/coronavirus-rianimatore-maggior-parte-italiani-ha-covid-1845976.html

La magica Jole nella Calabria mai contenta

Ho delle difficoltà a capire molti miei amici calabresi. Non me ne vogliano lor signori, e non prendano il titolo del blog come una strenua difesa della Presidente Jole Santelli, appena proclamata a capo della Regione Calabria, un ente tra i più disastrati e considerati come “lontani” dai cittadini. Il dato astensionistico supera il 50% largamente, e basta quello per far capire quanto l’ente sia percepito realmente. Tant’è che esiste e c’è una rappresentanza che va votata per amministrarlo.

   Questa volta è toccato alla magica Jole, che con la sua ciurma di centrodestra si mangia gli avversari, e si prende lo scranno meno ambito d’Italia (beh, visti i precedenti presidenti si può ovviamente capirne il perché).

   Ora tutti si scandalizzano perché la Presidente abbia scelto di stare tre giorni a Roma (dove tra l’altro c’è un palazzo della Regione Calabria), dove tra l’altro ha i suoi contatti migliori (per via del suo recente passato da parlamentare).

   Su questo ci sono quattro elementi da tenere in considerazione: 1. la magica Jole ha vinto, tuttavia, le elezioni e allora è libera di decidere una strada diversa dell’amministrare (viste le precedenti non totalmente eccelse); 2. la magica Jole ha vinto le elezioni, e può dire (anzi, deve) la sua come meglio crede; 3. si tratta della prima Presidente donna (fattore storico importante, anche se non vi piace) della Regione Calabria, ed è logico che la sua strada è diversa, nel modo di pensare e di ragionare, da quella di un uomo (e i suoi predecessori non è che siano stati i migliori); 4. il più importante, ovvero la consapevolezza di giocarsi il tutto per tutto, visto che per la stessa magica Jole è una seria possibilità di dimostrare che può governare, essendo sempre lei stata in posti più di rappresentanza (deputato e sottosegretario, anche se quest’ultimo ruolo è un pochino più di comando, ma non parliamo del potere di un ministro) che di comando (ad eccezion fatta dei suoi anni da vice sindaco di Cosenza, dove il peso istituzionale si fa sentire eccome), e perciò vorrà dimostrare di avere delle capacità.

   C’è un altro elemento molto importante da non sottovalutare. L’aspetto umano.

   Fermo restando che non la conosco personalmente, ma lei, confessato pubblicamente tra l’altro, soffre di un male che è per sua stessa natura una sorta di roulette russa. Perciò il suo modo di ragionare, pensare, vivere è diverso dal comune pensare. Lei stessa ne è consapevole, non ne fa un segreto, e questo la rende più forte e caparbia.

   Ora sommate i 5 elementi citati sopra, e avrete un qualcosa di lontanamente diverso da quello che c’è stato prima. E quando è diverso, impossibile è capirne la direzione.

   Ha iniziato a realizzare la sua personale Giunta.

   Il primo è quell’uomo mascherato che è il capitano Ultimo, la leggenda vivente che ha catturato il boss dei boss. Si occuperà dell’ambiente alla Regione Calabria. Certo, è mascherato. Ma almeno sappiamo chi è e che cosa faceva. Un eroe del nostro tempo chiamato ad agire in nome di un argomento che in Calabria è stato sempre messo in secondo o terzo piano del tutto, ovvero l’ambiente. Di certo, è una sorpresa che ha creato dissenso (parecchio perché controcorrente, e rovina i piani di qualcuno che voleva continuare l’invisibile opera pia dei predecessori, tutti famosi per essere stati completamente anonimi nel ricordo dei calabresi).

   Poi è stata nominata l’astrofisica, quella dottoressa Savaglio che finì addirittura sul Time (per meriti propri tra l’altro), e che si occuperà dell’università, altro argomento molto sottovalutato dalle nostre parti (a Crotone sono stati capaci di chiudere un polo universitario tra l’altro, e quanti stanno zitti su quest’argomento).

   E sono sicuro che le sorprese, positive o negative che siano, non finiranno qui.

   È presto per avere un’opinione, anche se la tentazione è di incoraggiare la magica Jole, che si sta rivelando un’anomalia abbastanza piacevole, tutto sommato. Perché ci sorprende, ci fa discutere, ci fa dissentire. Un vero e proprio contrasto in questa regione, e forse in questo periodo storico serve proprio il contrasto, visti i precedenti soggetti molto opachi.

   Ci sono gli scontenti, ci sono gli oppositori, ci sono quelli che la giudicano per quel servizietto tv delle Iene.

   Continuate a sottovalutarla. Diritto pieno di farlo.

   Per esperienza (il sottoscritto ha poco più di 40 anni), vi dico che ora per ora è un film da seguire fino alla fine. Perché non è il solito film con gli accordi di potere decisi prima delle elezioni.

Aurélien Facente, 2020