Quando la street art a Crotone non era ancora street art (ovvero un ricordo di Pino Attivissimo)

Ha fatto parlare i social crotonesi l’opera di Jorit dedicata a Rino Gaetano, ormai consegnata alla città di Crotone. Non si discute la qualità di Jorit, che ha fatto obiettivamente un’opera meritoria.

Ma la propaganda culturale che qualche “nano pseudoculturale” ha scritto e fatto, come se la street art proposta in questi giorni dalla attuale giunta comunale fosse “La Novità” a Crotone.

Oggi racconterò di un signore che, ahimé, non ho conosciuto di persona. Ma sono cresciuto con i racconti delle sue imprese e mi ritengo fortunato di aver potuto vedere alcune opere sue, di cui una molto particolare che si troverebbe nella pinacoteca comunale di Bastione Toledo, però ormai custodita chissà dove visto che la struttura è chiusa da anni ormai.

Per alcuni è una leggenda, per altri è un personaggio controverso, e per tutti è deceduto troppo presto. Il suo talento era profondo, geniale, anticipatore. Sì, perché Attivissimo si potrebbe definire come il “primo artista mediatico” della storia di Crotone, soprattutto nei concetti visivi che riuscì a esprimere in gran parte della sua produzione.

Pino Attivissimo fu un artista molto attivo a Crotone (ma non solo). Un punto di rottura con un certo classico che albergava nell’arte crotonese, fatta di ritratti e paesaggi e miti. In realtà, Attivissimo fu un esponente culturale che abbracciò vari tipi di arte visiva, dalla pop art alla street art, ma sempre avendo uno stile tutto suo, molto innovativo per i standard dell’epoca.

Fu addirittura capace, una volta, di realizzare una mostra di dipinti in mezzo al mercato ortofrutticolo di Crotone, portando le sue opere in uno dei posti più frequentati dalla gente in mezzo alla strada, usando come cornice dei suoi dipinti pezzi di cartone. Una forma di “arte popolare” per stare in mezzo alla gente. Un concetto che lo avvicinò in quel frangente proprio alla concezione del più celebre Keith Haring, che concepì a sua volta il concetto di avvicinamento dell’Arte verso la sensibilità della gente più comune. E la strada era proprio il mezzo da usare. Strada intesa come piazza, quartiere, mercato o anche luoghi come i bar o i ristoranti. L’artista doveva avvicinarsi alla gente più comune perché anche le persone di tutti i giorni avevano il sacrosanto diritto di godersi l’arte da vicino senza passare da una galleria o da un museo. Un modo per far sentire le persone parte di qualcosa che potrebbe rendere la visione della vita in modo più positivo.

Attivissimo all’opera con un esperimento artistico in mezzo alla strada, il cosiddetto Manifesto

Pino Attivissimo ha prodotto tanti contenuti nella sua breve vita. Ma quello che ha prodotto è un’evoluzione del linguaggio dell’arte. Più che l’estetica, era un esploratore del contenuto.

Il suo street art più celebre fu proprio il Manifesto. Un giorno attaccò al muro della carta da manifesto bianca e coinvolse la gente di tutti i giorni a scrivere e disegnare nella massima libertà.

Erano gli anni 80′ a Crotone. Era una Crotone operaia del profondo meridione calabro. Era una Crotone ibrida, fatta di abitanti figli di tradizione e figli pronti a sfidare il passato. Dentro il Manifesto c’era la scrittura, ma c’era il pensiero comune di voler raccontare il presente. Un racconto visivo scritto con la testa delle persone in mezzo ad una strada.

Un gesto artistico che pochi ricordano, ma che poi sarà ripreso sotto altre forme.

La voglia di provocare come concetto artistico e oggi mediatico.

Non ho avuto la fortuna di conoscere Pino Attivissimo di persona. Ho potuto conoscerlo solo cercando le sue opere e le poche testimonianze. Ho conosciuto alcuni suoi amici, e ho conosciuto chi lo ha ospitato. Ho avuto modo quindi di conoscerne il concetto artistico, all’epoca molto anticipatore e forse per questo oggi un po’ dimenticato.

Di certo, Pino Attivissimo ruppe le regole del gioco.

Oggi sarebbe da ricordare.

Anni fa, al castello Carlo V, ci fu una mostra dedicata alla sua memoria.

Ma Pino Attivissimo, perdonatemi, non è un artista che si vede in una sala mostra. Attivissimo fu un artista che usava gli ambienti per raccontare una storia. Il concetto del Manifesto è solo un esempio. Così come la mostra al mercato ortofrutticolo. Così come altre piccole grandi imprese, molte sul fare arte in mezzo alla gente. Che è poi lo stesso concetto che Jorit ha espresso attraverso il ritratto di Rino Gaetano.

All’epoca di Attivissimo non c’erano le telecamere compatte degli smartphone, così come non c’erano Facebook e Instagram, e molto probabilmente sarebbero stati strumenti funzionali per quello che lo stesso Attivissimo concepiva.

Io sono un blogger che ha il dovere di ricordare quello che altri ignorano o peggio hanno voluto dimenticare. E qui a Crotone, città dove vivo, spesso dimenticano.

Quindi ecco qui la conclusione della mia storia.

A Crotone c’era una volta un artista che si firmava Pino Attivissimo. Un giorno scese tra le strade di Crotone, e fece l’attacchino. Sui muri apparvero dei manifesti bianchi, e diede modo ad altri di esprimere quello che volevano, senza nessuna censura.

Erano gli anni 80′ di una Crotone industriale e operaia, di una Crotone con abitanti molto inclini alla tradizione che si trovarono con la possibilità di esprimere con la scrittura un pensiero, e per la prima volta potevano esprimerlo senza reprimersi. Bastava usare una penna e scriverlo su un manifesto attaccato al muro.

Anche questa è street art.

Aurelien Facente, 11 maggio 2022