La vittoria di Pirro degli amanti del PD

Io credo fermamente che sia ora di chiudere questo film tristissimo e che il PD faccia una grossa operazione chiarezza con i suoi iscritti e con i suoi amanti sparsi per i media perché questa storia deve essere portata a termine.

Siamo nel 2022 e nei ballottaggi di tutta Italia (a chi toccava) non ha vinto il PD, non hanno vinto i 5stelle, non ha vinto la Lega, non ha vinto Forza Italia, non ha vinto nessuno. La maggioranza degli elettori se n’è fregata altamente di considerare il ballottaggio. Se più del 60% degli elettori preferisce fregarsene, vuol dire che c’è qualcosa che non va. E non è una questione di sinistra o di destra o di centro, ma di democrazia e di rapporto della politica con la cittadinanza di tutti i giorni.

Ormai l’astensionismo è il simbolo del dissenso dilagante verso una cultura politica italiana che non guarda più al presente, e per continuare a sopravvivere continua imperterrita la sua metodologia del divide et impera.

Bene, c’è un limite a tutto ciò.

E in questi ultimi anni, dove elezione ci sia stata, ha vinto l’astensionismo, perché supera di fatto il 50%, e l’elezione avviene lo stesso perché la legge lo permette. A prezzo però della credibilità e dell’autorevolezza, elemento quest’ultimo che si è andato a fare benedire perché bisogna raccontare le belle favole piuttosto che migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini.

Il distacco è netto.

Certo, il PD centrosinistra vince a Catanzaro ad esempio, ma con un avversario di centrodestra che prima stava nel PD. Ed è stato facile vincere poiché il nemico era un voltagabbana bollato come tale. Anche io non lo avrei votato.

In realtà, oltre alla mancanza di elettori, questi ballottaggi (che per loro stessa natura riducono il numero degli elettori) raccontano altre verità più dure.

Il primo è il netto distacco tra politica e cittadinanza. La politica è percepita come un volgare reality show molto trash, perciò non attrae più come prima. Anzi, proprio non attrae.

Iniziano a sparire dei partiti come Forza Italia. Il caso Verona è stato lampante, ma Forza Italia non è più un partito di riferimento come qualche decennio fa. Sparirà perché la gente non ama i Brunetta e le Ronzulli, politicanti superficiali e presuntuosi che adorano apparire detestabili, ma non costruttivi. Il Silvio fa quello che può, ma forse è meglio che si occupi del Monza Calcio, La sua stella ormai è un meteorite che si sta sgretolando nell’atmosfera. La Lega è in forte crisi identitaria, e sarebbe meglio stendere un velo pietoso.

Il caso di Fratelli d’Italia merita un ragionamento a parte. A livello nazionale potrebbe prendere il posto delle Cinquestelle cadenti, che ormai vincono, per modo di dire, dove hanno stretto qualche alleanza.

Ma allearsi con il PD non paga. Assolutamente no. La prova sta proprio nell’affluenza bassissima.

Ma i giornaloni dichiarano che sia il PD ad avere stravinto. Certo, perché i giornaloni stanno tutti a sinistra idealmente (in realtà sarebbe bello parlare degli azionisti di maggioranza) e perdono di vista l’equilibrio dell’obiettività. Meglio propaganda a prezzo della credibilità. Non stupisce che i giornali non vendano più come prima.

Fascisti e antifascisti, comunisti e anticomunisti, piddini e forzisti, Cinquestelle contro il sistema. Scontri che hanno francamente stancato, quando ormai il tema principale sta nel trovare un lavoro che permetta quantomeno di vivere con dignità.

Negli anni passati si è chiaramente voluto mantenere lo status quo portandolo alla cancrena. Gli effetti delle politiche passate hanno portato alla luce mostruosità democratiche, sancendo di fatto il fallimento della democrazia rappresentativa.

Più del 50% non vota e non vuole votare. Lo ritiene una perdita di tempo.

Un dato di fatto triste, ma figlio di quella politica che ha volutamente tagliato le rappresentanze locali a discapito di una generazione di Yes Man e Yes Woman che vivono un film immaginario mentre la gente di tutti i giorni soffre.

Conoscendo le dinamiche, il trend si ripeterà alle prossime nazionali.

L’Italia politica farebbe bene a cambiare registro. L’impressione è quella di vivere l’apertura di un vaso di Pandora. La misura è ormai colma.

Ovviamente auguri ai sindaci eletti. Non sarà una passeggiata di salute per loro.

Decisamente no.

Aurelien Facente, 27 giugno 2022

Sul perché il sindaco di Crotone si chiama Vincenzo Voce

Se l’articolo precedente parlava dell’ossessione social e mediatica intorno al sindaco di Crotone Vincenzo Voce, qui ci concentreremo sui perché questa persona è riuscita tramite elezioni a occupare il posto di sindaco dopo un anno di commissariamento.

   Si sono fatte le analisi elettorali in tutte le maniere, ma non si sono fatte  le analisi storiche e sociali, che hanno influito maggiormente rispetto a quelle elettorali, che sembrano contassero di più.

   Analizziamo lo scenario in cui si svolsero le elezioni comunali nel 2020. Città, Crotone. Stato attuale: città maglia nera in termini di qualità della vita, ovvero un posto che nel tempo ha perso tante prospettive di vita vera e propria. Nella Crotone maglia nera bisogna tenere conto che gli indicatori sociali e redditizi sono bassi, e ogni attività, soprattutto politica, ne viene pienamente coinvolta. La città di Crotone ha perso negli ultimi anni almeno qualche migliaio di abitanti, e alcuni di essi mantengono residenza per motivi fiscali e/o lavorativi. Non è un caso che le case in vendita superino la disponibilità di case in fitto. Più di diecimila abitanti in meno vuol dire ovviamente meno economia e molto meno lavoro. Per affermarsi, il dato di fatto è andare via, e difficilmente si torna a Crotone.

   Questo stato di cose è figlio di politiche scellerate che non hanno tenuto conto del cambiamento della città che doveva fare alla chiusura delle fabbriche che erano l’indotto principale della città stessa.

   L’elenco delle problematiche è lungo inoltre.

   Principale problema oltre alla disoccupazione e alla dismissione dei servizi resta la cattiva cultura.

   Questo è lo scenario. Aggiungeteci il resto voi.

   Nel 2020 inizia l’era Covid-19, qualche settimana dopo le dimissioni del sindaco precedente e della venuta di un commissario cittadino. Si era appena votato alla Regione.

   Le dimissioni di Ugo Pugliese, sindaco precedente, sono state causate da un provvedimento giudiziario che è stato oggetto di discussione molto mediatica. Prima di Ugo Pugliese ci sono stati i dieci anni di Peppino Vallone, sindaco portato dal PD e dal centrosinistra, che per dieci lunghi anni hanno fatto il bello e il cattivo tempo.

   Nei dieci anni del PD crotonese sono state chiuse o tenute chiuse strutture che potevano in qualche modo rianimare la città nel post industriale. Al quale si deve aggiungere una mancata seconda rivoluzione industriale, che non è avvenuta e che si preferisce non parlarne, tranne quando si tocca il problema inquinamento.

   In questa premessa, nelle regionali calabresi di inizio 2020, il candidato al consiglio regionale Vincenzo Voce risulta essere il più votato in città (non in provincia, badate bene) e per un soffio (causa legge elettorale regionale molto stronza) non viene eletto in consiglio. Resta il candidato più votato in città, e su questa premessa annuncia la sua candidatura a sindaco in largo anticipo sui tempi.

   Anticipo che gli andrà comodo perché arriva il Covid-19 e praticamente il lockdown chiude tutte le persone in casa.

   In una situazione inedita, il candidato Voce si fa sentire. Spesso in video ospite di un organo d’informazione locale, Voce conversa con altri ospiti. E nel frattempo fa restare costante la sua popolarità. In fondo, non ha nulla da perdere e solo da guadagnare. Di fatto è il solo politico che si esprime in video, e questo diventa fondamentale. Perché quelli di centrosinistra e di centrodestra e 5stelle stanno solo a guardare.

   Ma c’è un pubblico che guarda questo dettaglio. In un clima di paura e di incertezza si forma una sorta di sindrome di Stoccolma (ovvero un innamoramento del proprio carceriere in quanto le speranza di vita si aggrappano proprio a chi ci tiene chiusi), che vive anche il Presidente Giuseppe Conte. Tutti a casa ad aspettare, e ci rendiamo conto che sono quelle persone che coinvolgono la nostra vita. Solo che Giuseppe Conte era il premier, mentre Vincenzo Voce è il solo candidato a sindaco che parla della città chiusa dal lockdown. Questo influisce e di parecchio.

   In estate ci si libera un po’ e le campagne elettorali iniziano. All’inizio si prospettavano almeno 7 candidati a sindaco. Ne resteranno soltanto 4, perché uno di questi confluisce subito nel centrodestra, mentre gli altri due si ritirano.

   In questo scenario, si assiste alla tragedia del PD commissariato, che ovviamente influenzerà a suo modo le elezioni.

   Vincenzo Voce si presenta con tutto il cosiddetto mondo civico. Con quattro liste e tutti candidati quasi alle prime armi.

   Gli specialisti delle tendenze politiche non vedono in lui il vincitore, ma una corsa a tre.

   Tra un centrosinistra molto misto con il candidato Arcuri, un centrodestra corazzata (10 liste per 30000 elettori circa) con candidato Manica, e infine Voce con le sue liste. Molto staccato il Movimento Cinquestelle, che nella sua tragedia assomiglia molto al PD (e non credo che sia un caso che poi erano insieme allo stesso governo nazionale).

   La campagna elettorale è combattuta. Ha i suoi toni accesi. Ma lo stato psicologico della collettività votate, aspetto non volutamente tenuto in conto, decreta una gran voglia di sbattere la porta e cambiare.

   Voce è sulla bocca di tutti. Non si voterà Voce perché è un grande politico con un programma dettagliato e fattibile. Si voterà Voce perché è Voce e basta. Non appartiene a quella politica là, e tanto basta,

   Arrivano le votazioni al primo round. La corsa considerata a tre diventa in verità una corsa a due. Sia Voce che Manica superano i 10000 voti, mentre Arcuri è più staccato. Movimento 5stelle non pervenuto.

   Ballottaggio stravinto da Voce, che in questa occasione risveglia un bel po’ di sinistra. Non sia mai che quei fascistoni della Lega vadano al potere del Comune della città di Crotone. E ci fermiamo qui per quanto riguarda la storia in breve.

   Che cos’è accaduto in sostanza?

   Tutto normale all’apparenza. Solo che lo scenario psicologico è totalmente cambiato.

   Per la prima volta a Crotone non si votava il sindaco secondo tradizione, come nel caso di Vallone, e non si votava per programma elettorale, come avvenne per Pasquale Senatore, sindaco di destra tra i più ricordati d’Italia.

   Si è votato Voce senza chiedersi troppo il perché, e senza neanche guardare con chiarezza chi lo accompagnava in questo progetto. Non è un caso che, sempre in termini di popolarità, Voce supera tutta la giunta e gran parte del consiglio comunale.

   Se la campagna elettorale fosse durata di più, molto probabilmente il risultato sarebbe stato diverso.

   Se non ci fosse stato il lockdown e l’assenza di politici che avrebbero quantomeno dovuto rincuorare i cittadini in una situazione odiosa per tutti.

 

  Voce ha vinto con un risultato gigante proprio per demerito (e assenza) degli altri. Non è un caso che lui ha preso tanti voti, addirittura di quasi tre volte sopra rispetto alle liste che lo accompagnavano. Tanto che se Voce stesso non fosse stato votato nel disgiunto, il centrodestra con quel 49.9% avrebbe potuto vincere. Ma, ahimé, tra fan della sinistra, una coalizione da corazzata Potemkin (quella fantozziana per intenderci) e la sottovalutazione della questione psicologica non si poteva vincere. Tanto che la gente ha visto i cocci e ha preferito un vaso intero. Non bello, ma intero. Quindi si può dire che il demerito degli altri è stato l’ultimo alleato di Voce.

   E grazie a questa storia, si può spiegare perché Voce è diventato sindaco per democrazia di voto sì, ma con una responsabilità di cancellare la “vecchia politica”. Solo che per farlo occorre possedere un’educazione culturale molto grossa. Fattore purtroppo non presente nella compagine politica del sindaco. Una rivoluzione che ha avuto il sapore di una meteora.

   Oggi ci stanno molti pentiti tra quelli che hanno sostenuto Voce. Tra questi anche ex alleati (ma qui merita un discorso tutto a parte) e gente che lo ha votato, salvo poi pentirsene. Ma se questi elettori lo hanno votato, evidentemente gli altri non sono stati capaci di farlo.

   Alle elezioni alla fine ne resta solo uno. E ogni volta dobbiamo dirci: “Che Dio ce la mandi buona!”

   Già, ma mi sa che Dio ha più di qualche conto aperto alla fine dei conti.

   Alla fine ogni popolo ha il governo che si merita, proprio perché lo ha votato.

   Ora sapete in breve la storia.

Aurélien Facente, 17 novembre 2021

Le avventure del professor Vincenzo perseguitato dalle teorie strampalate di Fantapall

Il mio Whatsapp ogni tanto salta. Alcuni mi inviano articoli che sembrano più delle barzellette che pezzi inerenti l’attualità. Una della testate più condivise in città è Fantapol, che io definisco affettuosamente Fantapall.

   Sì, perché a raccontar palle è abbastanza abile. In piena emergenza coronavirus, standosene bene a casa, il giornalista racconta di risse violente nei supermercati, risse mai avvenute. Giusto per fare un esempio.

   Però è divertente, devo ammettere.

   Ogni tanto un sorriso ci vuole, ma poi la cosa è seccante quando si vuol far credere di essere padroni della verità.

   Bene, Fantapall in questo periodo è ossessionata dal denigrare e delegittimare il professor Vincenzo, un noto candidato a sindaco che in questi giorni è impegnato a portare avanti il proprio progetto politico.

   Ora, se io fossi il giornalista di Fantapoll mi preoccuperei di capire perché il professor Vincenzo si presenta, quali sarebbero i suoi candidati, quali sono i programmi che propone, quali obiezioni da fargli sui contenuti che non mi convincerebbero, e magari fargli una critica politica onesta, anche se mi è antipatico. Mi preoccuperei di capire perché tanta gente ha partecipato alla presentazione delle liste. Cercherei di capire perché questo signore è popolare. Senza fare neanche tanti pronostici.

   Ecco, seguire il buon professore dal punto di vista sociale sarebbe un reportage abbastanza interessante, anche perché i lettori vorrebbero capirci di più.

   Io, ad esempio, sono un lettore che ama approfondire. Mi piace farmi un’idea dei candidati, vedere che cosa propongono, capire il loro grado culturale e verificare la loro idea di dimensione di uno spazio cittadino.

   Voi pensate che leggerete tutte queste cose che richiederebbero tra l’altro un lavoro accurato e obiettivo? No.

   Mi mandano un articolo dove il professor Vincenzo è al bar a incontrare qualche conoscente, e magari a questi signori dichiara di candidarsi. E ci sta. Quanti candidati vanno al bar per proporsi agli amici e ai conoscenti? No, secondo Fantapall gli amici son pochi, come se il bar stesso potesse riempirsi di migliaia di persone all’istante così per magia.

   Un articoletto senza logica, ma molto divertente.

   Ieri (29 agosto 2020) la pubblicazione di un altro articoletto divertente. Una macchina parcheggiata all’angolo con tanto di morale sul codice della strada. E indovinate a chi appartiene la macchina? Proprio al professor Vincenzo.

   Ora, prima di scrivere l’articolo, mi chiederei almeno se la macchina non si fosse guastata e per necessità si è parcheggiata lì. No, ci si inventa che la macchina blocca il passaggio alle carrozzine per disabili, che è in divieto di sosta e fermata e quant’altro ancora. E anche se fosse, magari sarebbe utile chiamare qualcuno delle forze dell’ordine prima di scrivere l’articolo. Così, giusto per avere un chiarimento. No, neanche questo.

   E allora via con la pubblicazione.

   E così mi inondano il Whatsapp per leggere questa roba demenziale.

   Ora il professor Vincenzo non ha bisogno della mia difesa. Però adesso ho paura che il professor Vincenzo sarò protagonista di un articolo dove magari vola su un asino volante, oppure un altro articolo dove magari si metterà a parlare con Pinocchio, oppure un altro dove magari si scriverà che vorrà andare a farsi un pellegrinaggio fino a Serra San Bruno.

   Insomma, la demenzialità più pura.

   E così continua la triste narrazione del giornalismo crotonese, che va sempre più giù pur di raccontare barzellette.

   È vero che siamo in regime di par condicio.

   Allora aggiungiamo che Fantapall non è il solo a raccontare felicemente delle palle.

   Mi hanno inviato qualche giorno fa il link di un blog dedicato ai Vichinghi, e poi vedi il blog e vedi tanti articoletti fantasiosi su un noto segretario della Lega, come se quelle pubblicazioni illuminanti acchiappassero lettori.

   Caro professor Vincenzo, come può ben vedere ogni esponente politico è perseguitato da qualcuno che ama raccontare palle. Lei almeno ha Fantapall. Pensi che c’è chi è addirittura stalkerizzato dai Vichinghi…

   E poi dicono che i blogger sono fabbricanti di fake news…

   Detto da chi racconta e pubblica palle tra l’altro sembra addirittura un complimento…

Aurélien Facente, agosto 2020

E il belga disse a me: “Non è cambiato nulla a Crotone” (Un ricordo molto attuale…)

Crotone, Maggio 2016. Il Crotone è appena salito in serie A. Un festeggiamento di quelli che non si vedevano da molto, moltissimo tempo. Strade piene di bandiere e di colori rossoblù.

   Una luce in mezzo a tanto buio.

   Intanto è sera, e scendo da casa perché è importante partecipare alla festa, in mezzo alla gente. Poi è giusto mettere alla parola fine a un equivoco che è stato nella testa di molti cittadini crotonesi.

   Per via del mio nome francese, Aurélien, sono tanti anni che lotto contro certi ignorantoni per ribadire la mia appartenenza sanguigna alla città di Crotone, e continuano a dire a bassissima voce che sono un francese di Parigi, come se Parigi fosse l’unica città francese esistente. Purtroppo per loro sono un crotonese di Crotone che sta a Crotone.

   A me il rossoblù m’è sempre piaciuto, perché se poi tra il rosso e il blu ci metti il bianco ecco che ti esce la bandieruola francese. Sarebbe bello vedere qualche crotonese cantare l’inno francese: “Allons enfants de la Patrie…”

   Ovviamente è un’esagerazione. Una cosa che potrei soltanto vedere nei miei sogni.

   Adoro l’inno francese quanto quello italiano, ma se poi lo dico ecco che ritorna l’ossessione collettiva del fatto che sono francese al 100%, anche se poi i documenti dimostrano che sono nato quasi 40 anni fa all’ospedale San Giovanni di Dio che si trova a Crotone, a due passi dallo stadio Ezio Scida.

   Tra i colori rossoblù mi sento a mio agio, perché per la prima volta avverto una gioia collettiva sincera. Per la prima volta ascolto le voci di un popolo unito. Certo, il tutto è dovuto al calcio, al merito della squadra. Ma se una squadra di calcio riesce a unire una città, vuol dire che si può iniziare a sperare.

   Quindi qualsiasi sorriso diventa contagioso.

   Entro in un bar sul lungomare di Crotone, il solito. Quello in cui mi trovo meglio. Perché è il bar in cui sono cresciuto tra alti e bassi.

   È sabato sera. Il giorno ideale per osservare la gente. Non amo spiare, ma osservare è una deformazione professionale del mio lavoro. Mi piace guardare quelli che mangiano e quelli che bevono, mi piace vedere i gesti tra i loro dialoghi, gli sguardi che s’incrociano. Poi trovo sempre qualcuno che sussurra di me, oppure qualcuno che urla il mio nome e tutto contento si nasconde come se avesse avuto un orgasmo. Tendenzialmente è maschio, leggermente imbecille, tendente a fare il figo. Ne ho conosciuti tanti di questi bulletti. A volte mi avvicino e li prendo di sorpresa. Amo chiamarli vigliacchi, ma in fondo li capisco. Mica possono dire in giro che prendere in giro il mio nome li porta ad avere qualche orgasmo mentale. Poi figuriamoci se io dovessi dire questa cosa alle loro ragazze.

   Perciò mi divertono. Certo, tendono a essere monotoni. Ma che ci volete fare? Simu à Cutrone…

   Basta parlare di me. Incontro gente. Alcuni amici. Ci si mette a ridere insieme. Il tempo passa. La notte continua fino a quando la gente non inizia a tornarsene a casa.

   I festeggiamenti per la serie A continueranno anche domani, e poi per tutto il mese di maggio, tranne nel weekend dedicato alla Festa della Madonna.

   Poi tutto finirà, e comincerà la lunga campagna elettorale per il sindaco.

   9 candidati a sindaco.

   Cazzo, ragazzi, abbiamo eguagliato il record di cinque anni fa.

   Altri 9 pazzi che si vogliono nell’avventura. Ma che cavolo di pensiero mi viene in mente adesso? Oggi posso dire di trovarmi in serie A.

   Sono al bancone del bar. Un amico si avvicina a me e mi presenta un tizio biondo. Parla inglese. Nella nostra immediata conoscenza riesco a scoprire la nazionalità del tizio. È un belga. Gli propongo di parlare in francese, perché in Belgio si parla il francese. E poi è più facile, vista l’ora tarda, di restare abbastanza lucido. Parlo l’inglese anche, ma con il francese ho più dimestichezza. Lo parlo fin da piccolo.

   Il belga si complimenta per la serie A conquistata. Poi scopro che lui è arrivato qui via mare con la sua barca di proprietà, che gli piace un sacco Crotone, e che sono almeno sei anni che attracca qui e ci passa qualche giorno volentieri.

   Poi mi fa una domanda alquanto strana: “Sono almeno cinque anni e mezzo che vengo qui, signor Facente. Le posso fare una domanda?”

   “Certo.”

   “Tutte le volte che vengo qui non vedo nessun cambiamento. A parte la vostra squadra di calcio che è appena salita in serie A.”

   Già. Non è facile cambiare le cose. Ma qui la fenomenologia parte da lontano, molto lontano. Simu sempre à Cutrone…

   “Posso sapere quando parti?”

   “Domattina, signor Facente…”

   “Ok. Te lo spiego la prossima volta che tornerai a Crotone. Ora mi voglio soltanto godere la festa. Comunque benvenuto a Crotone.”

   Ci vuole più di un libro per spiegare Crotone. Ma la faccia del belga è emblematica. Mi ha fatto notare che non è cambiato un cazzo, anzi che tutto è peggiorato. Eppure lui stesso vorrebbe che noi tutti migliorassimo, che costruissimo, che possiamo essere ben altro.

   Bene, amico belga, mi hai convinto. Torno a scrivere. E mò sono cazzi!!!

(Il seguente testo è tratto da un capitolo di un libro che non ho terminato di scrivere, giusto per essere chiari).

   Questa storia è accaduta nel 2016, e la riprendo perché, oltre al fatto che oggi, in questo momento storico a Crotone, non c’è un sindaco, ma un commissario prefettizio che ancora non ha ricevuto l’okay per lasciare il comune, ci sono due punti interessanti.

   Il primo, che è del signore belga, che denuncia l’immobilismo cittadino e urbano. Non che in Belgio siano migliori di noi, ma la percezione che si dà al viaggiatore che ritorna nella stessa città è purtroppo anche questa. La volontà di restare uguali a ieri e restare uguali anche domani. Questo non aiuta la comunità a crescere, e soprattutto non aiuta la percezione esterna che qui a Crotone si possono fare determinate cose, solo se questo desiderio di rivalsa diventa collettivo (e non individuale).

   E qui arriviamo al secondo punto, il più importante.

   Nel 2016 si candidarono in nove a fare il sindaco. Vinse Ugo che nel 2019 si trovò costretto a dimettersi da sindaco, e il perché lo sapremo quando i processi saranno celebrati in tribunale. Questo ovviamente ha lasciato la città senza una guida politica, tra l’altro molto discutibile.

   Però, in attesa della decisione dello Stato, c’è fermento politico. Già si parla in questa sessione incerta di qualcosa che molto probabilmente si concretizzerà come numero di candidati tra i 6 e i 9 che si contenderanno la fascia. E non parliamo poi dei candidati a consiglieri (e qui non basterebbe nemmeno l’elenco telefonico).

   Si ripeterà insomma la storia del ballottaggio, che qui, a differenza di 4 e 10 anni prima, sarà di sicuro più incerto.

   Mi auguro, a titolo personale, che il futuro sindaco possa quantomeno rispondere alla seguente domanda, la stessa che mi ha fatto quel signore venuto dal lontano Belgio: “Perché non cambia nulla a Crotone?”

   A questa aggiungerei: “E come mai peggioriamo, tra l’altro sapendo bene anche di peggiorare?”

   Chi mi risponderà con una certa serenità… ecco, mi rincuorerà un po’…

Aurélien Facente, febbraio 2020