La storia di una Ford Orion 86’ (Storia di un prof calabrese e della sua auto)

Vorrei raccontarvi una storia. È la storia di un uomo, mio padre, che faceva il professore in una scuola media di Isola di Capo Rizzuto. Nel 1986 si innamorò di un’automobile, esattamente di una Ford Orion. Se la comprò, e con essa si mise a fare giornalmente il percorso della strada statale 106 per andare ad insegnare, a provare a educare una lunga serie di alunni per dargli un futuro.

   Papà prendeva la sua macchina tutti i giorni. Amava la sua Orion. Gli dava delle soddisfazioni che solo lui poteva provare.

   Io, invece, non l’ho mai tanto amata. Una macchina a quattro ruote ha le caratteristiche di chi la guida. Papà ci stava bene con quella Ford color marrone, e ogni mattina si alzava presto per andare a Isola di Capo Rizzuto. Una ventina di chilometri all’andata, e altrettanto al ritorno.

   Quella Ford Orion era il biglietto da visita di papà. In fondo era la sola ad aver quel colore in tutta la Calabria, forse anche in Italia.

   Durante le vacanze estive, papà non vedeva l’ora di andare in Francia (patria della mia mamma) anche solo per mostrare che un uomo del sud poteva portare la sua famiglia lontano.

   Ricordo che a Modane papà superò un’Audi targata Latina, e gli fece un saluto, dicendogli che lui era un uomo più a sud. Ci teneva a far vedere che era un uomo di Calabria.

   Non ha mai voluto cambiare la targa, e nemmeno l’auto. Quel CZ della sua auto era la sua carta d’identità.

   Papà usò la macchina anche per fare politica. Lui, segretario provinciale del PLI, andava avanti e indietro per la provincia di Crotone a trasportare manifesti e volantini dei candidati alle comunali e alle nazionali. Almeno fino a quando poi il partito non cessò di esistere.

   Papà girò gran parte dell’Italia con quel mezzo, non nascondendo mai la sua calabresità. E guai a chi toccava la sua auto. Era la sua compagna di viaggio. Una silenziosa compagna di viaggio, in verità un bel po’ rumorosa.

   Sì, perché io mi sedevo accanto a lui, quando mi accompagnava a Cosenza. Un avanti ed indietro per la Sila, a fermarci a bere l’acqua fresca oppure a fare una pausa pranzo a Camigliatello.

   Una volta glielo domandai: “Papà, perché non la cambi quell’auto?”

   Mi guardò storto, e mi rispose: “Tu non puoi capire l’amore che provo per quel volante appena lo tocco.”

   In realtà aveva mille scuse perché non voleva cambiare la sua amata Ford.

   Andò in pensione, e continuò a tornare ad Isola di Capo Rizzuto, anche solo per guardare il paese dove aveva visto crescere tanti suoi alunni, ormai uomini e donne, che magari lo riconoscevano e lo salutavano.

   In pensione, si permise ancora di farci dei viaggi per andare a trovare qualche amico, e ci ritornò anche in Francia, con il motore ormai ai limiti.

    Poi papà invecchiò.

   E la Ford Orion lo accompagnò pure durante il percorso.

   Smise di prendersene cura come prima, e l’auto cominciò a perdere qualche pezzo.

   Poi arrivò il giorno in cui papà si ammalò seriamente.

   Ebbe un cenno di ripresa, e guidò la sua Ford per andare a prendere il giornale dall’edicolante.

   Solo viaggi brevi, perché papà usava la stampella e non voleva farsi vedere in quel modo, acciaccato come la sua auto.

   Un giorno, papà ha smesso di scendere.

   E dopo un po’ smise di respirare.

   Il giorno del funerale, le forze dell’ordine, assieme al carroattrezzi, presero la sua auto, perché aveva ritardato il pagamento dell’assicurazione.

   Quel giorno del 7 agosto 2019, non dovetti solo salutare papà. Ma anche dare l’addio alla sua amata macchina.

   Dopo qualche mese, la macchina fu liberata dal verbale.

   Qualche giorno fa, sono andato in qualche modo a liberare la Ford Orion targata CZ.

   Oggi lo scrivo.

   Mi piace immaginare papà che ritrova la sua auto lassù da qualche parte, e che orgogliosamente si presenta alle porte dell’aldilà dove si lascia andare al seguente discorso: “La vedi questa macchina? Da Crotone sono arrivato fino al Nord della Francia, e lì ho beccato un napoletano, e gli ho fatto vedere un calabrese che ha saputo portare una macchina fin lassù…”

   Si chiude così la storia di un uomo che amava tanto la sua Ford Orion 1986.

Aurélien Facente, 2020