Cultura da Virus: Contagion di Steven Soderbergh

Steven Soderbergh non è un regista qualunque. È un autore raffinato e sperimentale. O lo ami o lo odi. Non ci sono vie di mezzo. Ogni suo film ha un suo perché, ma soprattutto ha un suo stile personale.

   Steven Soderbergh sa lavorare con i cast, sa scegliersi gli attori, sa usare la telecamera come farebbe un fotografo, sa lavorare con le immagini. Le sceneggiature dei suoi film lasciano dei perché alle volte. Non è un regista per tutti, ma quando esce un suo film, anche il più insensato in realtà ha un senso. Soderbergh ha un pregio. È un regista che sa lavorare su più generi.

   Quando Contagion uscì nel 2011, mi ritrovai sorpreso di questa scelta. Di raccontare attraverso varie persone il cammino di un virus che infetta il mondo. Dal trailer sembrava un film di genere, dai facili effetti, dal plot più sensazionalistico che di solito queste produzioni riservano.

   In effetti, non fu molto capito.

   Perché Contagion non è un film su un virus affrontato dagli uomini.

   È il viaggio di un virus attraverso le vite di tanti esseri umani.

   Nel film, i protagonisti sono vari. Hai lo scienziato, hai il dottore, hai il marito che perde la moglie e il figlio, hai la figlia impaurita, hai la dottoressa che agisce nelle zone di quarantena, ma soprattutto riesci a vedere il viaggio del virus, che diventa la scusa anche per raccontare quello che forse è il maggior male, ovvero la paura delle persone che si manifesta in ipocrisia e altro ancora.

   Non è un film buonista. Racconta i diversi modi d’interpretare la paura in un fenomeno complesso come la natura di un virus.

  Il cast fa il suo onesto lavoro. Matt Damon è un attore che sa dire la sua, così come Laurence Fishburne. C’è una bella Gwyneth Paltrow che è l’inizio del film, e anche se appare in poche scene sarà proprio il suo personaggio la chiave di tutta la lettura.

   La struttura del film è complessa, ma curata nei dettagli. Infatti, soprattutto dal punto di vista scientifico tutta la storia è attendibile. Anzi, sta già succedendo.

   Steven Soderbergh riesce in meno di due ore di descrivere l’effettivo impatto sociale (anche se il film una narrazione fantapolitica, che oggi è reale però), e non credo nemmeno che all’epoca gli autore avessero pensato a quello che sta avvenendo oggi con il coronavirus.

   Bene, Contagion è il perfetto film che racconta qualcosa di simile come il coronavirus. Il personaggio interpretato da Jude Law rappresenta proprio quel modo di fare notizia che non tranquillizza per niente, e perciò non aiuta. Ma è proprio attraverso gli occhi di questo personaggio che intravediamo anche il comportamento dei media, che ovviamente offrono il loro pasto quotidiano di notizie gonfiate di sana paura.

   In questi giorni, Contagion è un film da procurarsi.

   Se non altro, perché oggi, rivedendolo con più attenzione, risulta essere un film verità.

   In dvd lo trovate tranquillamente.

   In tv, in questi giorni, guarda caso non lo mandano in onda.

Aurélien Facente, 25 febbraio 2020