Il reality show di Stanchi dei Soliti, che volevan far la rivoluzione con la demagogia…

A Crotone esiste una lista che fa parte della maggioranza che governa il consiglio comunale. Questa lista civica (o movimento o partito) nasce ufficialmente nel 2010 proponendo nell’anno seguente un giovane candidato a sindaco, Andrea Arcuri, che però non raggiunge l’obiettivo di entrare nel consiglio, poi conquista (con lista civica, però) nel comune di Scandale un sindaco, Iginio Pingitore (oggi consigliere comunale di maggioranza nel Comune di Crotone), nell’Anno Domini 2013, e resta in sordina nelle elezioni comunali di Crotone nel 2016. Ritornerà ufficialmente in competizione nel 2020, appoggiando l’attuale sindaco Vincenzo Voce. Non ha partecipato a nessuna competizione provinciale, regionale e nazionale a livello ufficiale.

Stanchi dei Soliti ha accumulato già quindi qualche esperienza politica attiva. Nasce come movimento d’opposizione contro il sistema dei partiti classici, quasi parallelamente con la salita dei Cinquestelle. Erano in prevalenza ragazzi allora (oggi sono adulti) che avevano il nobile obiettivo di migliorare la città di Crotone nelle cose più essenziali. Entrano nel cuore del popolo crotonese nel 2011, pur non esprimendo un vincente, perché esprimono candidati giovani e tutti cittadini. Il nome risulta essere prorompente per gli standard dell’epoca, ma l’incostanza negli anni non permette di crescere con costanza. A differenza del cugino nazionale Cinquestelle, che comunque al governo italiano ci è arrivato.

Questo accade perché ovviamente i ragazzi appena maggiorenni devono costruirsi una vita e poi perché non incontrano un punto di continuità che li porta per qualche anno e di conseguenza a non essere presenti nelle elezioni del 2016.

Ritornano nel 2020 trovando una dimensione consona in una coalizione di liste civiche con Vincenzo Voce, e in effetti la scelta premia, ma è Voce a vincere le elezioni. Non la coalizione. Sì, perché Voce prende e guadagna consenso molto con il voto disgiunto. E nella coalizione Stanchi dei Soliti è la lista che raccoglie meno, pur avendo rinforzato i ranghi, e pur avendo più storia politica delle altre liste di coalizione.

Attualmente, e gli va dato atto, sono l’alleato più fedele del sindaco (ovviamente per la cosiddetta ragione del loro stato). ma nello stesso tempo sono la lista più criticata, anche perché le altre liste di coalizione non hanno storia politica passata e nemmeno si sa se esistono o meno. Perciò si beccano le critiche e le osservazioni, a volte anche legittime, della gente di tutti i giorni. Non tengo conto delle critiche degli avversari politici perché in questo articolo non fanno testo per motivi di propaganda.

Però questo non mi vieta di elencare i nemici politici più o meno ufficiali: tutto il centrodestra, il PD (o quasi, anche perché qualche piccolo punto in comune ce l’hanno nel pensiero), i Cinquestelle (perché sono cugini di protesta), i vecchi partiti di sinistra, ma non i nuovi. Infatti, hanno punti in comune con il neo progetto di Luigi De Magistris (che ha una sua consigliera nella maggioranza che governa il comune di Crotone).

Pregio: c’è da dire che la volontà non gli manca. Hanno un programma politico tutto loro, sono caparbi nel difendere le loro idee (anche se alcune di esse sono molto alla moda), e finora hanno mostrato fedeltà al sindaco, pur digrignando i denti per questioni non legate al Comune di Crotone.

Difetti: tanti, ma proprio tanti. La permalosità eccessiva prima di tutto. Mal sopportano il dissenso, a tal punto di voler dare qualche lezione di moralità a chicchessia. Confondono l’onestà (che è una virtù) con la bravura (che è più una capacità). E credono di essere sempre nel giusto, anche quando sbagliano. Soprattutto.

Il loro punto debole è ovviamente la comunicazione.

Hanno scelto di non avere un rapporto sereno con i media, tanto da avere un blog tutto loro, che considerano come un contenitore di verità assoluta. Ma non lo fanno con cattiveria. Purtroppo sono convinti di quello che fanno. E questo gli gioca spesso contro. Soprattutto quando si esprimono su Facebook (che usano come canale di preferenza), dove tra l’altro prendono vita dibattiti molto accesi.

Non solo sono convinti di essere sempre dalla parte del giusto, ma si autoalimentano con metodi molto propagandistici inopportuni. Complicando il messaggio, piuttosto che renderlo comprensibile.

Cadono nell’errore quando si entra nel dettaglio della questione.

Faccio un esempio, capitato proprio a me per non coinvolgere altri.

A Crotone, qualche settimana fa, c’è stato il circo. I circhi sono da qualche anno oggetto di dibattito per quanto riguarda il trattamento sugli animali. Intorno a questo argomento delicato ci sono partiti che ci hanno fatto campagne elettorali. Ma nel frattempo non si può negare che comunque le attività circensi hanno, in buona parte, voluto migliorare quello che si doveva migliorare.

Alla venuta del circo, Stanchi dei Soliti pubblica un post, dichiarando di essere contro il circo e invitando ovviamente a boicottare. Lo fa in maniera generale, ma ovviamente causando disturbo proprio al circo che Crotone ospitava (e che dal quale il Comune comunque incassa una cifra per il suolo pubblico)

Il post recitava così: “Dal 16 aprile al 2 maggio a Crotone si terrà il circo degli animali. Uno spettacolo del dolore in quanto vedrà l’esibizione di animali sottratti al loro habitat naturale per finalità di lucro.
Le iniziative promosse dai Comuni per impedire l’organizzazione degli eventi circensi hanno trovato gli ostacoli del TAR che puntualmente ha annullato le ordinanze dei sindaci o i provvedimenti dei consigli comunali.
Il caso del comune di Ladispoli è uno dei tanti esempi: il TAR del Lazio ha annullato il regolamento comunale che prevedeva il divieto degli spettacoli circensi, previsti e (addirittura) tutelati dalla Legge numero 377 del 1968. Anche il Comune di Milano ci ha provato, ma finché il Legislatore non introdurrà una normativa più tutelante i circhi potranno tenersi e i Comuni che li vietano dovranno risarcire gli organizzatori. Probabilmente la recente inclusione della tutela degli animali in Costituzione potrà favorire un’ interpretazione delle norme più tutelante ma, nel concreto, siamo ancora distanti da questo obiettivo. Cosa possiamo fare? Decidere da liberi cittadini di non andare al circo. Scegliere di opporci, con il nostro piccolo contributo che può fare la differenza. Firmato da Stanchi dei Soliti.”

Come vedete, l’accusa è lampante.

A quel punto io domando: “Avete le prove che questo circo in particolare maltratta gli animali?” Domanda legittima, perché un’accusa deve sempre avere delle prove, soprattutto quando si tratta di un caso specifico. Generalizzare può avere una logica quando si parla di un male in generale, ma quando si va nel dettaglio è sempre bene essere chiari.

La loro risposta: “Sottrarre gli animali al loro habitat naturale per finalità di lucro significa maltrattare gli animali.”

Risposta che a me non soddisfa perché confacente ad un proprio pensiero, e non a una verità oggettiva.

Allorché domando: “Rispondi solo alla domanda posta in maniera non demagogica. Hai le prove che questo circo in particolare maltratti gli animali? Hai un dossier che fotografa quello che c’è in questo circo realmente? Hai avvisato l’Asl veterinaria per verificare la fondatezza dei sospetti? Qualche domandina non difficile, anche perché il circo non è fatto solo dagli animali.”

La risposta è geniale nella sua assurdità: “Sì, abbiamo le prove, fondate sulla nostra soggettiva percezione di cosa si intenda per maltrattamento: sottrarre un animale al suo habitat naturale per finalità di lucro. Per quanto riguarda l’avviso all’ASL, non ravvisiamo alcuna potenziale violazione della Legge in quanto la nostra soggettiva percezione di maltrattamenti (vedi sopra) è addirittura legittima. Saluti.”

Quindi la loro supposizione è verità, e messi alle strette non hanno di che rispondere con serietà dinanzi ad un tema delicato. Ovvero, hanno accusato giusto per accusare, e pur avendo la prova che loro non avevano prove materiali la loro accusa infondata deve essere vista come verità. Perché lo hanno percepito, e non verificato.

Questo ovviamente è un grosso punto a sfavore. Un autogol che vale almeno tre gol contro: presunzione, supponenza e la consapevolezza di aver in parte mentito.

Ma questo può essere figlio della propria idea di essere animalista nel programma politico dedicato alla tutela degli animali. Si potrebbe perdonare, ma solo a patto di aver prodotto prove reali e non immaginarie.

Arriviamo all’ultimo esempio di propaganda culturale. Non me ne voglia Jorit, ma è solo uno degli ultimi esempi di come esagerano nel difendere e nel proporre.

L’arrivo di Jorit con relativa pubblicazione del suo ingaggio crea ovviamente un dibattito, anche perché i comunicati che sono girati hanno peccato di chiarezza, tanto da alimentare, a torto o a ragione, le basi del dissenso.

I singoli facenti parte di Stanchi dei Soliti iniziano una battaglia personale contro il dissenso, con una tecnica tutta particolare.

Loro sono bravi e onesti. Più dei predecessori, e perciò lo fanno per l’amore per Crotone (sul quale non ho dubbi). Ma loro hanno ingaggiato Jorit perché è unico e noi cittadini che critichiamo a vanvera non capiamo. Cioè loro sono bravi e puri e noi siamo i cattivi e ci dobbiamo sentire in colpa perché non abbiamo capito il senso dell’iniziativa. E così si dà il via al circolo vizioso del dibattito, alimentando il veleno e dimenticando la cosa necessaria da fare.

Spiegare magari che si tratta di un primo atto di riqualificazione urbana, al quale sopraggiungeranno altri che verranno proposti a breve. Invece no.

Certo, magari non sanno che l’Ufficio Stampa del Comune di Crotone ha qualche criticità sulla comunicazione, ma loro, senza volerlo, ci mettono e aggiungono il carico. Suscitando irritazione, e non capendo che sarebbe stato il lavoro dell’artista a fare la differenza. E che magari sarebbe bene, invece di trasmettere l’ansia da prestazione, perdere un po’ più di tempo a essere maggiormente chiari ed essere consapevoli che il dissenso, seppur poco piacevole, è legittimo, soprattutto se i dubbi posti hanno bisogno di trovare risposta.

E questo conferma proprio il loro peggior limite.

Personalmente non ho nulla contro la Lista di Stanchi dei Soliti. Fanno parte di una coalizione che legittimamente ha vinto le elezioni, e per cinque anni governeranno la città. Far cadere un sindaco è il compito difficile dell’opposizione e dei dissidenti della maggioranza.

Quindi, per me che sono rilassato, tale problema non si pone.

Ma ho un’intelligenza (e anche una certa età), perciò alla luce di un biennio posso dire che il bilancio, finora, è fatto di demagogia, supponenza, tante chiacchiere inutili e pochi fatti, nonostante oggettive difficoltà storiche.

E soprattutto una scommessa per diventare certezza deve essere vinta. Altrimenti sempre di scommessa si tratta. E in politica, di questi tempi, la parola scommessa è già un azzardo. Tanto che…

Riusciranno questi eroi ad entrare nel bello della Storia di Crotone? Lo sapremo fra tre anni. Non prima. Anche perché, oggettivamente parlando, non s’intravede un orizzonte diverso.

Al giovane leader di Stanchi dei Soliti preferisco dedicare il finale di questo simpatico articolo critico.

Giusto un detto napoletano per concludere in bellezza.

Non sò fesso, aggia fà ò fesso, pecché facenno ò fesso, te faccio fesso.

Aurélien Facente, 9 maggio 2022

NB: qualcuno mi ha fatto notare con gentilezza che gli Stanchi dei Soliti son ragazzi. Nel 2011 lo erano. Ora sono tutti adulti e vaccinati, e siamo nel 2022. I ragazzi sono stati messi da parte un bel po’ di anni fa ormai.

La lunga corsa riparte da Crotone, ovvero la sfida di Tansi e di Voce

La Calabria, al termine delle elezioni regionali, non aveva riservato grosse sorprese. Tutto come previsto, come si legge dai sondaggi nazionali. Il centrodestra vince. Il centrosinistra all’opposizione. Gli altri fuori dalla Regione Calabria.

  Tra gli altri, c’era un certo signor Carlo Tansi, che ha avuto tra i suoi candidati l’ingegnere Vincenzo Voce.

   Nove anni fa, l’ingegnere Vincenzo Voce (era primavera) si candidò a sindaco con un piccolo movimento. Salì sul palco di fronte al Comune di Crotone ed esplicò un proprio programma, molto rispettoso dell’ambiente, davanti ad un pubblico poco numeroso.

   Il movimento scomparve, ma lui è rimasto a lottare.

   Anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno. Tra tante difficoltà, la costanza lo ha premiato. Le sue continue denunce e il suo progetto lo hanno premiato, entrando nei cuori delle persone, tanto da poter permettersi, giustamente, di camminare a testa alta tra la gente e per le vie di Crotone.

   In questo inizio anno si è candidato per le regionali a supporto dell’altro, quel signor Carlo Tansi che ha dimostrato costanza nel proprio progetto regionale. Se non fosse stato per l’alto astensionismo, forse sarebbe entrato in consiglio regionale.

   In verità, il signor Tansi ha pagato lo scotto del debuttante, così come nove anni fa lo aveva pagato l’ingegnere Voce.

   Non me ne vogliano i signori. Un piccolo riassunto è d’obbligo per capire il discorso che il sottoscritto vuole portare avanti.

   In Calabria ho visto tante liste scomparire nel dimenticatoio, pur avendo avuto qualche risultato interessante. La costanza è un valore raro in Calabria, molto raro. Non voglio parlare di coerenza, ma di costanza, che forse è oggi il valore più importante.

   L’ingegnere Vincenzo Voce è stato il candidato a consigliere più votato a Crotone (ma non nella circoscrizione intera). Segnale che indica che c’è una parte di cittadini che vuole cambiare proprio pagina, e l’ingegnere lo sa bene.

   Stamane, domenica 2.2.2020, s’è scritta una bella pagina di democrazia e di politica.

   È una bella pagina perché è molto raro vedere una lista rimettersi in piedi dopo qualcosa che altri vogliono vedere come una sonora sconfitta (anche se la vera sconfitta è l’astensionismo calabrese).

   Che Vincenzo Voce stesse pensando di rigiocarsi la candidatura a sindaco di Crotone in questo momento storico della città era un’ipotesi prevedibile, oltre che una possibilità da cogliere al volo. Che lo facesse con Carlo Tansi era un’ipotesi azzardata, che oggi è fattivamente realtà. Bello vedere che il signor Tansi, l’altro, abbia deciso di ripartire proprio da Crotone, e di candidarsi al consiglio comunale proprio per sostenere l’ingegnere Voce, e farlo davanti ad un pubblico di cittadini che si è riunito in una piazza della città, a pochi passi dal mare.

   Io, personalmente, non ci sono stato. Non potevo esserci. Preferisco essere il blogger a debita distanza di osservazione. Però in cuor mio speravo in una soluzione del genere, perché in passato ho assistito a tante storie interrotte. Posso testimoniare tutte le persone che si sono sentite umiliate dopo aver fatto il possibile per realizzare un progetto politico all’interno dell’ente, per provare a realizzare qualcosa di diversamente onesto. La Calabria, come Crotone tra l’altro, è una terra difficile, dove ormai l’astensionismo è una regola di chi ha assistito a tanta decadenza. Una terra dove è facile abbandonare piuttosto che restare in sella. Ho visto tanta gente andare via dopo che i progetti politici erano stati umiliati. Ho visto persone che non volevano ricandidarsi dopo aver visto solo il bicchiere mezzo pieno. Sono pochissime le persone rimaste a voler combattere per un qualcosa di diverso, di un qualcosa che vada oltre la classica immagine della Calabria delle salsicce e soppressate che si vuol far continuare a far vedere al resto dell’Italia.

  Perciò speravo che Carlo Tansi ripartisse proprio da Crotone, la città abbandonata da tutta la politica che conta. Speravo che il dato politico di Vincenzo Voce non si fermasse a quei 3187 voti (meritati), simbolo proprio di quel lavoro costante che negli anni ha svolto a Crotone, tra tutte le titaniche difficoltà che l’ingegnere ha sempre prontamente denunciato e raccontato.

   E oggi Carlo Tansi e Vincenzo Voce hanno scritto una bella pagina di politica dentro una piazza di tanti cittadini normali che hanno bisogno di voltare pagina.

   Sono piccole pagine che vanno scritte e ricordate, al di là se si possa sostenere il progetto politico o no.

   Perché alla fine questa terra chiamata Crotone, al di là dei problemi ambientali e strutturali, ha prima bisogno di avere dentro di sé persone che possano dimostrare prima di tutto costanza.

   Già. La costanza. Un valore di cui si parla sempre troppo poco.

Aurélien Facente, 2 febbraio 2020

Vince la magica Jole, con l’aiuto dell’astensionismo

È da stanotte che seguo con una certa attenzione quello che succede nella mia Calabria. Ieri 26 gennaio si è votato. Come piccolo blogger, ho fatto appelli di ogni genere perché la gente andasse ad esprimere il proprio voto, a prescindere dal vincitore.

   Da stanotte c’è stata la vincitrice, quella signora di nome Jole Santelli che non è, a dire il vero, straconosciuta in Calabria. Io stesso, devo ammettere, che nutrivo qualche dubbio su di lei. Li nutro ancora, politicamente parlando.

   Però il voto si è espresso, e nell’effettivo c’è stato il trionfo della magica Jole, che sbaraglia tutti con un esercito di sei liste almeno e prende una Regione Calabria molto lontana dalla visione di un comune cittadino, il che spiega il largo astensionismo.

   Già, l’astensionismo è il fenomeno che fa vincere la magica Jole, che si accomoda in Regione aiutata anche dal vento in poppa del centrodestra.

   Ha fallito il buon Callipo, che ha contato forse troppo sulla sua stessa storia imprenditoriale, pagando anche l’alleanza con il PD che sembra essere il primo partito con il 14% (attenzione, che se contate l’astensionismo va giù più della metà).

   Hanno fallito i 5stelle, che pur trovando un candidato alla presidenza interessante, e hanno sbagliato tutta la loro campagna elettorale. Una volta c’erano i banchetti in mezzo alla strada. I bei vecchi tempi. Oggi hanno contato su Facebook e social un pochino troppo. Siamo tutti belli e simpatici. Senza contare il fuoco amico del loro senatore Nicola, che con i suoi speciali interventi ha causato una serie di autogol clamorosi.

   Non ha fallito il buon Carlo Tansi tutto sommato. A Crotone almeno no. Forse entrerà, forse no. In cuor suo sapeva che sarebbe stato molto difficile. Il merito suo è di aver trovato sostegno in tante brave persone. Per lui e i suoi è arrivato il momento di costruire, ma questo soltanto il tempo lo dirà.

   Ha stravinto il partito dell’astensionismo.

   Le ragioni sono molteplici.

   Alta emigrazione giovanile (ma non solo), presunzione di determinati politici, partiti che non sanno che cosa vogliono fare (fatevi raccontare la barzelletta del PD crotonese che voleva sostenere ancora l’uscente Mario Oliverio, silurato dalla base nazionale), il disgusto delle persone verso un certo modo di fare politica. Insomma una serie di problemi che hanno portato alla disaffezione più completa. E non è una giustificazione, badate bene.

   Poi c’è un dato. I calabresi, come popolo, esistono solo sulla carta.

   Non prendetevela, cari amici.

   Ma la Calabria è una regione troppo divisa.

   CZ e CS si detestano. KR odia CZ. RC odia CZ. VV un po’ troppo sola. Una regione bellissima, ma divisa da troppe chiusure mentali. Diventa difficile uscirne.

   Certo è che il prezzo dell’astensionismo non piace.

   Potete parlare di fascisti, di comunisti, di leghisti…. Tutto quello che volete in questo delirio psicotico post elettorale.

   Ma la vera vincitrice è lei, la magica Jole.

   Perché è stata largamente sottovalutata e criticata. Perché tutti guardavano ad una certa disinformazione di cui la stessa fu protagonista (un servizio delle Iene fu rimesso in rete per schernirla), ma nessuno guardava il suo effettivo curriculum (deputata più volte e sottosegretario pure più d una volta). Tutti gli avversari a fare i moralisti contro di lei, ma eppure lei li ha affrontati, democraticamente parlando. E poi per lei sono scesi i pezzi grossi. Anche il buon Silvio è tornato a parlare in piazza per lei.

   Già, non piace ammettere che la magica Jole è stata brava in fin dei conti, nonostante il male che si porta dietro, senza nasconderlo tra l’altro.

   Jole ha vinto. Bisogna riconoscerglielo almeno.

   Ora non si può sapere che cosa farà e se sarà capace di farlo.

   A ogni vincitore bisogna pur sempre fare gli auguri, e in questo caso gli auguri sono più che dovuti. Perché la Calabria sarà gestita da una donna finalmente, ed è un fatto storico di notevole rilevanza.

   Perciò auguri.

   In quanto ai leoncini della tastiera. Scervellatevi quanto volete, sfogatevi, lamentatevi, classificatevi ancora tra fascisti e comunisti, tra delinquenti e incompetenti. Scannatevi fino all’esaurimento nervoso. Fatevi prendere dalle più basse ipocrisie. Ma prima di farlo domandatevi perché in Calabria non si vota in massa quando ci sono le regionali. Chiedetevelo e datevi una risposta, guardandovi allo specchio. Siate oggettivi e non soggettivi. Ragionate con la testa e non con lo stomaco. Di sicuro non è scrivendolo su Facebook che cambierà il mondo, soprattutto quando c’è un problema che si chiama astensionismo.

   Alla fine la democrazia si è espressa, e anche se non piace il verdetto si è espresso in tal modo.

   Che Dio ce la mandi buona.

Aurélien Facente, 27 gennaio 2020

La grande buffonata

Ultimi giorni di campagna elettorale. E il protagonista è sempre lui, quell’odiato Salvini, che usa la tragicommedia per far parlare di lui. La citofonata in un quartiere popolare emiliano per scovare qualche presunto spacciatore.

   La formula del format non è nuova. Da mesi, il Brumotti di Striscia La Notizia gira tra i quartieri italiani a fare la sua lotta/inchiesta contro lo spaccio, mostrando il degrado di alcuni pezzi della società italiana, quella di cui non si osa parlare. Perché la vergogna è meglio metterla sotto un tappeto.

   E due giorni fa, ecco che l’odiato Salvini si fa filmare e pubblicare per aver citofonato e fatto le sue domandine: “Scusi, lei è uno spacciatore?”

   Fatto da un altro, sembrerebbe un omaggio all’irriverenza e provocazione comica di quel programma “South Park” che tanti anni fa trasmettevano in seconda serata. In una cittadina, le vicissitudini di quattro bimbi che non avevano paura di dire le parolacce e ne combinavano di tutti i colori in una cittadina di nome South Park, che era il ritratto contemporaneo di un’America che si stava affacciando nella sua epoca “politically correct”. Una serie geniale realizzata da due americani, Trey Stone e Matt Parker, che non aveva paura di andare contro il pensiero ipocrita del politicaly correct.

   E l’odiato Salvini, se fosse protagonista di quella serie inserito in quell’universo narrativo molto grottesco, ci starebbe benissimo.

   Una grande buffonata che ha servito ad accendere il solito fiume di polemiche che non cambieranno nulla.

   Matteo osa, e voi parlate, anzi sparlate e continuate ad alimentare la sua esistenza.

   Fatevene una ragione. Voi che lo criticate aspramente, voi che lo accusate, voi che lo temete, e forse qualcuno tra voi lo invidia pure tutto sommato, perché alla fine lui addirittura ha toccato il citofono e ha proferito la sua ennesima provocazione.

   Sporca provocazione o un lampo di genio tremendo da sembrare proprio una gag di South Park.

   Siamo in campagna elettorale, a sua volta all’interno di uno spietato circo mediatico.

   Voi avete visto soltanto lui e basta.

   Ed era quello che voleva.

   E voi, come tanti pesci, avete abboccato alla grande.

   Eppure non vi siete domandati dove si trovava, che ci faceva lì. Non avete visto il contorno. Non avete visto lo stato del quartiere popolare. Non ve l’hanno fatto vedere. Certo, sarebbe stato più utile vederlo forse, e domandarsi dove si trovavano i suoi fieri oppositori che hanno dimenticato di parlare delle persone, ovvero della dignità delle persone. Certo, meglio prendersela con lui, il capitano che con il suo nutrito gruppo di tifosi va a fare la citofonata più stupida della storia.

   Uno scherzo di cattivo gusto.

   Una buffonata da South Park.

   E non avrei voluto scriverlo.

   Ma intanto lui è il personaggio del momento. Lo avete reso voi il personaggio del momento. E qualsiasi cosa fa voi ne parlate.

   Se dovesse trionfare alle prossime elezioni, fareste bene a prendervela con voi stessi e basta. Perché, in fondo, molti di voi hanno voluto cadere nella trappola del pescatore.

   Buona votazione, sempre che ci andiate a votare.

Aurélien Facente, gennaio 2019

L’ipocrisia dello schierarsi nella massa che segue o si scontra con il politico di turno (e l’importanza del voto)

   Conoscete Scott McCloud? Non lo conoscete? Pazienza. Questo signore, tra l’altro un artista, si occupa di fumetti. Nel mondo del fumetto è molto conosciuto, soprattutto per i saggi che provano a spiegare l’importanza del linguaggio del fumetto in una società come la nostra. Leggere i suoi saggi, tra l’altro realizzati con il linguaggio del fumetto, sono, anche per chi non legge vignette abitualmente, un ottimo modo per capire l’evoluzione del linguaggio nella nostra società, che oggi usa molto della cultura del fumetto. Ora, nel primo saggio di Scott McCloud intitolato Understanding comics ovvero Capire il fumetto, c’è una tavola che spiega il ruolo dell’artista all’interno della società odierna. È una sequenza molto importante, la vera chiave che vi fa capire senza giri di parole come funziona una mente più sensibile in confronto alla massa. L’artista si muove con la massa, poi a un certo punto si ferma e osserva la massa prendere una direzione che, molto probabilmente, lo stesso artista non seguirà, proprio perché si è fermato. Quella scelta lo porterà a realizzare un pensiero che sarà tramutato in un’opera d’arte, presumibilmente.

   Oppure una semplice opinione di dissenso verso la massa.

   In ogni caso questo è anche il principio della libertà di pensiero, e il pensiero differente è un pensiero libero, e finché il pensiero è libero ci sarà sempre un contrasto di opinioni, ed è in base a questo contrasto che la società prova a evolversi, tra tanti bui e tante luci.

   Avendo velleità prettamente artistiche, quella tavola stessa mi fece capire che non dovevo rinunciare alla mia natura. Per nessun motivo. Il mio essere “diverso” dagli altri era un’opportunità che io dovevo cogliere.

   Ho fatto esperienza giornalistica in passato. Mi è servito “essere giornalista”. Non rinnego ciò che ho fatto, e fa parte del mio percorso di conoscenza. Però, poi ho lasciato il giornalismo. Io non ero adatto per il giornalismo di oggi. Io sono cresciuto nella libertà di espressione, nel rispetto dell’altro, nel cercare di vedere le cose in maniera oggettiva per offrire la migliore testimonianza al lettore (o all’utente visto che ci troviamo oggi in pieno linguaggio Facebook).

   Alcuni di voi mi conoscono, altri no. Ci sono anche alcuni di voi, nella vita, che mi contrastano perché non mi schiero.

   Schierarsi in Italia, oggi, equivale a fare un patto con il diavolo.

   Tesserarsi in un partito o in un movimento diverrebbe parte integrante del mio curriculum lavorativo, e di fatto limiterebbe la mia libertà di potermi creare delle opportunità.

   Qui, nel meridione, non è facile essere “indipendenti”, o almeno avvicinarsi a qualcosa di simile.

   Perché esiste un insieme di persone che non lo concepiscono, e perciò non lo tollerano.

   Conosco i partiti, e sono abituato a fare la distinzione tra ideali e persone, e distinguo tra persona e persona.

   Ci sono persone che usano davvero gli ideali perché credono in una società migliore.

   Ma poi ci sono anche persone che usano gli ideali come maschera, e nascondendosi dietro quella stessa maschera si permettono di compiere qualsiasi cosa che non abbia un interesse pubblico. E quando vengono beccati, loro usano la scusa dell’ideale, della bandiera del partito.

   Oggi non viviamo in una società di coerenza. Viviamo in una società fatta di contrasti e di ipocrisie. E si usa la maschera politica per nascondere la propria ipocrisia, vero male di questa società che gioca a fare la “perbenista”, quando poi la stessa politica non ascolta più i suoi cittadini.

   Ci dicono che loro sanno quello che è meglio per noi, ma negli ultimi 20 anni la macelleria sociale ha fatto molti danni. Ora la classe media in Italia non è classe media.

   Certo, nel frattempo qualche piccolo traguardo è stato tagliato. Ma a quale prezzo?

   Dopo la crisi economica, è arrivata la crisi culturale.

   Guardate gli indici culturali in Italia, ma soprattutto guardate al Meridione.

   Forse la cosa non vi interessa, perché preferite sapere se stasera avrete il vostro pezzo di pizza oppure la vostra puntata del Grande Fratello. Magari non v’interessa quello che io scrivo perché voi non volete togliervi il velo che vi siete fatti mettere. È vostro diritto non leggere. Ma poi non prendetevela se poi un giorno vi scrivo: “Io ve l’avevo detto.”

   Ho ricominciato a scrivere di attualità, dopo una lunga pausa, e già qualcuno prova fastidio. Perché il mio misero punto di vista è una piccola opinione di dissenso, quanto basta per aiutare il lettore a riflettere.

   Ma non basta per rispondere alla domanda.

   Perché non mi schiero?

   Perché se voi vedete che ciò che è intorno a voi, a livello politico, è formato da una serie di soggetti che in realtà sono e fanno tutt’altro che la vera politica per il cittadino, come avreste il coraggio di schierarvi apertamente?

   Io ho un difetto che è pure un pregio: la diffidenza.

   La diffidenza ti permette di mantenere un equilibrio, di non farti cadere dal baratro se stai attento.

   La diffidenza è un difetto per chi ti chiede il voto.

   Perché chi ti chiede il voto, deve sapere di aprire tutte quelle porte per convincerti che loro sono il meglio, che loro cureranno il tuo futuro, che loro ti troveranno il lavoro, che loro sono migliori e che gli altri sono peggio. Perché l’avversario è cattivo, brutto, razzista, pazzo. Già, loro sono meglio. Ma in passato magari ti hanno scippato qualcosa alla quale tenevi tantissimo.

   Ma è qui che sta il loro punto debole.

   Perché un vero politico, spinto anche da un ideale diverso dal tuo, s’interessa della tua opinione, si chiede perché hai un pensiero diverso, vuole parlare con te perché sa che il tuo punto di vista può essere prezioso.

  Questo tipo di politico, però, è molto raro. Tremendamente raro.

  Oggi ti trovi davanti alla scelta di scegliere tra tanti soggetti, e ti viene anche la voglia di non andare a votare.

   Ecco perché trovo preziosa la mia diffidenza. Perché poi osservo meglio il mio candidato, e ciò mi convince a fare la mia scelta di dissenso.

   La esprimo attraverso il voto.

   Può anche non cambiare nulla intorno a me, dopo. Ma ho espresso la mia libertà di pensiero, ho espresso il mio dissenso, e così acquisisco anche un altro diritto, ovvero quello di esprimermi liberamente.

   Tra poco ci saranno le elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria.

   Ho già verificato la presenza di tanti voltagabbana. Ho già scelto il mio candidato a dire il vero. Seguirò la ragione e il cuore. Contribuirò nel bene e nel male all’elezione di qualcuno. Ma voglio dare il mio segnale.

   Nello stesso tempo non chiedetemi di schierarmi. Non ve lo dirò mai da che parte sto.

   Ma soprattutto non seguo la massa.

   La massa si schiera e s’incatena.

   Io preferisco restare a osservare, oltre che a esprimermi ovviamente.

Aurélien Facente, gennaio 2019