C’è un momento in cui la notte è più buia perché si prepara a lasciare il posto alla luce del mattino.
Ho visto Papa Francesco parlare ad una piazza vuota, silenziosa, senza persone.
Ho aspettato prima di pensare a scrivere qualcosa.
Volevo rivedere con attenzione la fotografia di tale momento, augurandomi che il messaggio sia passato.
Cerco di non guardare Papa Francesco come la massima autorità della Chiesa Cattolica.
Ho voluto vedere l’uomo.
Un uomo che affronta il male, alzandosi da solo e cercando di dare conforto alle tante persone lontane, che forse mai come in tal caso sono, in realtà, molto più vicine.
Sì, perché la preghiera, qualunque essa sia, non conosce tempo e spazio.
La preghiera ha il grande e unico pregio che può raggiungere l’umanità in ogni dove e in ogni quando.
Ma, nella mia singola individualità, non ho voluto ascoltare la preghiera di Papa Francesco. Non me ne voglia, Sua Santità. Ero impegnato altrove, a casa, a dare conforto a qualche persona che in quel momento non guardava la tv. E credo che il Santo Padre mi perdonerà, perché poi tanto la preghiera la fai quando realmente ti senti in dovere di farla. La preghiera non ammette ipocrisie ed egoismi.
Ma resta il fatto che Papa Francesco ha fatto il gesto che serviva.
Quello di alzarsi di fronte al male e di fronteggiarlo, senza avere paura di esso.
Ho visto tanta paura e incertezza in questi giorni.
Nel mio piccolo antro, ho insistito che gli altri cominciassero ad affrontare la paura a piccoli passi. Perché la paura, se non governata, porta facilmente al male. La paura rende egoisti nel tempo.
Perciò ringrazio il gesto di Papa Francesco.
Più della preghiera stessa.
Perché è il gesto di un uomo che si arma della speranza per battere la paura.
In fondo, chi cerca conforto nella preghiera cerca proprio la speranza.
Sono giorni bui e incerti.
Ma alla fine c’è sempre qualcuno che affronta il buio per indicare che da qualche parte c’è una luce.
Mi prendo ovviamente tutte le responsabilità di quello che scrivo, responsabilità civile e penali. Non lo dico e non lo scrivo perché voglio fare l’eroe o l’imprudente, o anche il criminale. Lo dichiaro da persona informata sui fatti, perché ho letto e riletto le informazioni che il ministero dell’Interno ha rilasciato alla popolazione attraverso i suoi continui comunicati.
Io sono un padrone di cane. La regola 6 del manifesto affisso del coronavirus dice esplicitamente che dobbiamo usare le migliori precauzioni igieniche per i nostri ambienti personali, e perciò i possessori di cani non possono in nessun modo permettere al proprio amico a quattro zampe di sporcare il proprio ambiente, soprattutto quando è confinante con vicini. Perciò, con estrema responsabilità e cautela, scendo almeno 4 volte al giorno il mio amico a quattro zampe perché questo non accada. E con me, nel quartiere, ci sono altri proprietari di cani.
La direttiva 11 del ministero dell’Interno ci dice che responsabilmente possiamo scendere i nostri amici, e fare quella breve passeggiata necessaria perché il cane possa ottemperare ai suoi bisogni.
Ognuno di noi non si allontana chilometri da casa per fare gli spavaldi. Stiamo rinunciando alle nostre lunghe passeggiate perché abbiamo il dovere di seguire le direttive. Ma non vogliamo essere additati come imprudenti.
Caro Uomo delle Forze dell’Ordine, capisco perfettamente il tuo ruolo e il tuo compito. Io rispetto il distintivo, e so che il tuo lavoro è rischiosissimo in questo momento dove devi far rispettare la legge.
Capisco le tue urla, e capisco che in certi casi devi fare l’odioso verbale che si tramuterà in una denuncia.
Ma capisco anche che hai paura, anche se non vuoi ammetterlo.
Perché il distintivo ti dà il mezzo per far rispettare la legge, ma non nasconde la tua paura.
Perciò ti chiedo dialogo, informazione, buonsenso.
Proprio perché ti capisco, caro Uomo delle Forze dell’Ordine.
Lo so che l’emergenza è chiara. Lo so. Mi sono informato, ma nell’emergenza è importante non farsi prendere dal panico e dalla paura, perché poi si diventa irrazionali, e allora l’errore fatale può essere dietro l’angolo.
Per tutti, anche per te e anche per me. Perché questo Coronavirus è un affare di tutti. E tu non puoi stare a casa. Firmeresti un patto con il diavolo pur di stare vicino ai tuoi cari e di stare a casa. Lo so che tipo di croce porti addosso, e lo so che devi rendere conto della responsabilità del Distintivo.
Non credere che io non abbia paura, nella mia piccola posizione.
Ma io sono abituato a vivere tra l’incudine e il martello. Sempre.
Nel mio personale caso, essendo diabetico insulinodipendente, quella breve passeggiata con il mio amico a 4 zampe mi permette di fare quell’esercizio quotidiano necessario e utile per tenere a bada quello stronzo che si chiama signor Diabete.
Certo, c’è l’altro mostro che si chiama Coronavirus.
Ma io cammino da anni con un altro mostro. Sì, perché Diabete, se non tenuto a bada per bene (e non bastano solo le iniezioni), mi può mangiare definitivamente gli occhi, mi può mangiare le gambe, e mi potrebbe portare anche alla morte.
Perciò ho un amico a 4 zampe.
Perché è vero che possa sembrare che me ne approfitto.
Ma ho una chiara responsabilità sulla Mia Vita, e anche sulla Vita del mio Cane che contribuisce alla salute del mio già martoriato corpo.
Perciò ti chiedo Dialogo, Uomo delle Forze dell’Ordine.
Non fuggo dalla responsabilità, ma non fuggo nemmeno dalla paura.
Ognuno di noi è chiamato ad avere responsabilità in questo periodo tremendo. Ognuno deve farsi coraggio, armarsi di pazienza, e saper dosare gli attimi necessari per svolgere il proprio ruolo al meglio. Lo so che non ci possono essere mezze misure. Non chiedo nemmeno di avere un trattamento di favore.
Ma chiedo di essere INFORMATO perché devo essere TUTELATO come tanti altri concittadini che vogliono dimostrare di avere il BUONSENSO di svolgere il proprio ruolo al meglio.
Perciò ti capisco, Uomo delle Forze dell’Ordine, qualunque sia la tua divisa.
Perciò ti chiedo di prestare prima l’ASCOLTO e il BUONSENSO.
Perché così riusciamo a rispettare il tutto.
Mi è molto dispiaciuto quando mi hai detto che bisogna essere schiavi del PANICO.
Non è la risposta da dare.
In questo momento drammatico, abbiamo tutti il dovere di rassicurarci perché ci spinge a prestare attenzione. In questo momento drammatico abbiamo tutti il dovere di essere prima di tutto umani.
Poi, se vuoi, potrai anche denunciarmi se provo ad ascoltarti e a parlarti.
Ci sarà un processo forse.
Certo, mi prenderò la colpevolezza forse.
Ma non condannerò mai la mia coscienza per aver provato ad avere un dialogo con te, Uomo delle Forze dell’Ordine.
Perché è vero che tu pensi alla mia SICUREZZA, ma io non ho il tempo di avere PAURA, perché il mio primo dovere è il BUONSENSO.
Per me e per chi mi sta vicino.
E lo stesso vale per te, maggiormente che porti il DISTINTIVO sul quale hai fatto giuramento. Perciò ti chiedo di non trasmettere PAURA, anche se la verità potrebbe essere terribile. Perché io conto su di te. Perché ogni cittadino potrebbe avere bisogno del tuo aiuto e del tuo soccorso. Perché se tu stesso non credi in quel tuo DISTINTIVO che ti dovrebbe dare il coraggio giusto per affrontare il male, allora forse è meglio che lo posi e vai a casa.
Sei un essere umano anche tu, soprattutto tu, anche se porti una divisa.
Io faccio il tifo per te e per i tuoi colleghi.
L’INCERTEZZA è una brutta bestia. Lo so.
Ognuno di noi l’affronta come può.
Ma se vogliamo affrontarla, dobbiamo avere l’obiettivo del DIALOGO.
Perché la PAURA uccide più del CORONAVIRUS, piccolo e invisibile.
E poi c’è un’altra cosa che ti voglio chiedere, Uomo delle Forze dell’Ordine.
Molto probabilmente avrai una famiglia anche tu. Avrai una persona alla quale vuoi bene, più della tua stessa incolumità. Non voglio farmi gli affari tuoi, ma alla persona che ami preferisci dirle che il mondo sarà sconfitto, che non ce la faremo, che non sorrideremo più? Davvero ti prendi questa responsabilità?
Chieditelo. Sono sicuro che te lo sei chiesto, per carità.
E allora se te lo sei chiesto, quando guardi il prossimo, ricordarti che anche lui potrebbe avere una famiglia come te.
Perciò faccio il tifo per te, Uomo delle Forze dell’Ordine.
Perché tu, prima di tutti, mi devi dare una mano a fronteggiare la PAURA.
Perché se cedi tu, allora forse tutto questo SACRIFICIO potrebbe non valere la pena.