Crotone tra zone rosse, arancioni e gialle e tra carenze di tanto buonsenso e di cervelli indipendenti…

Sono stato in silenzio per un po’ di tempo. Almeno qui. Ho preferito non scrivere. Tanto non serviva scrivere. Che scrivi a fare in un paese, Crotone, fatto di abitanti che non sanno leggere. Ovvero leggono, ma leggono come parlano, perciò leggono quello che vorrebbero sentirsi leggere.

   Non tutti sono così, ma una maggior parte. Lasciate stare l’introduzione.

   Qualcuno si potrebbe offendere, ma poi quando è il giornale Sole24Ore che stila la classifica annuale del miglior posto d’Italia, ecco che Crotone risulta essere l’ultima, e questa volta è stato sottolineato l’aspetto culturale del posto. E qui nessuno che si scandalizza. Già. È inutile scandalizzarsi. Tanto noi crotonesi siamo ultimi.

   E ve lo meritate, cari concittadini. Non arrabbiatevi. Il dato di fatto è questo. I crotonesi sono ultimi.

   Qualche settimana fa, ho scritto su Facebook: “Sei di Crotone se sei demenziale e pensi di essere il top.” Una cosa del genere. Non vi dico gli attacchi personali. Ovviamente la mia era una semplice provocazione. Crotone è piena di top. Ma ci sono i top dell’eccellenza, i top della demenzialità, i top della mediocrità, i top del peggio.

   Crotone ha i suoi top del meglio e del peggio.

   Ma oggi è il peggio a proliferare.

   E il bello che si pensa di essere i migliori quando tutto il mondo vede il peggio.

   Basta farsi un giro in città e solo vedere il proliferare di cartelli vendesi tra negozi e appartamenti. Una città che non vende i suoi appartamenti non è il top.

   Una città, per essere tale, deve essere un posto dove la voglia di andare a viverci c’è.

   Appartamenti solo in vendita a discapito di quelli in fitto non è un sintomo di salute.

   E appartamenti in vendita vuol dire che molto probabilmente c’è gente che se n’è andata, ed è gente che difficilmente tornerà tranne che per qualche giorno di vacanza.

   Crotone, negli ultimi due mesi, ha vissuto il festival dei colori, passando dal giallo al rosso e ogni tanto intrattenendosi con l’arancione.

   Facebook, la piazza virtuale preferita dai crotonesi, è stato (e continua) a essere un vespaio di minchiate ultragalattiche. Faccio un esempio: postano una foto dove il Corso Via Vittorio Veneto, la zona attigua al palazzo del municipio, è piena di gente.

   Piena come però? Perché essendo un fermo immagine con prospettiva falsata tra l’altro, perché nessuno si rende conto che sono persone che camminano, che vanno per i fatti loro, tutti con le mascherine (tranne due o tre), e soprattutto non stanno fermi proprio per non creare quell’assembramento proibito dal governo e dalla televisione italiana… Bene, ecco che qualcuno posta la foto e tutti a puntare il dito contro, salvo poi capire che qualcuno dei commentatori era presente in quel falso assembramento.

   Non è demenziale scoprire qualcosa del genere. No, i signorini si offendono. E se la prendono pure. Ma solo se tu glielo dici. Poi se è il Sole24Ore a farlo, tutti zitti e muti.

   Da queste piccole cose capisci lo stato di salute mentale della popolazione.

   Nella mia misera attività di scrittore ed ex giornalista, ho avuto la bontà di comprendere che denunciare con ironia un problema non vuol dire offendere, ma far presente che c’è un problema che può essere risolto anche con un po’ di buonsenso e di ironia, quest’ultima che non guasta mai.

   No, tu hai offeso…

   Allora la mia domanda è: se siete tanto preziosi, allora perché Crotone è ultima?

   Ed ecco la scusa del vittimismo perpetuo che detta al contrario nasconde la vera verità: Crotone è ultima perché l’abbiamo voluto e perché ci piace vivere un’eterna favoletta dove ci mettiamo dentro Pitagora e Milone e siamo tutti felici e contenti.

   Voi capite che questa storiella agli occhi di chi ascolta queste motivazioni andrebbero bene per un cartone animato.

   Poi se vai avanti e approfondisci il discorso, ti rendi conto che Crotone è una città diventata paese, dove il cittadino è diventato popolano, e dove il cervello libero viene soffocato da una mandria di esserini convinti di essere il top.

   Non tutti sono così, e lo sottolineo. Conosco gente che si fa il culo a quattro per sopravvivere, e c’è gente che usa il cervello con una certa indipendenza non andando dietro alle chiacchiere dei paesani.

   Crotone è un villaggio mascherato da città, e questo comporta la verità oggettiva dell’essere ultimi.

   Bene, ora che lo sapete fatevene una ragione. Per salire la classifica e trovarsi in posizioni migliori bisogna lavorare molto su se stessi e dimostrare prima di tutto di avere dei forti limiti. E poi pian piano si risale, soprattutto usando tanto olio di gomito. E cervello soprattutto.

   Già, il cervello che è mancato, perché nell’anno del signore 2020 la gente ha preferito puntare il dito contro quello che faceva la spesa, quello che faceva uscire il cane, quello che si faceva soltanto una camminata per respirare, tra l’altro rispettando perfettamente le regole di prevenzione del coronavirus.

   Invece di vedere queste cose, una condanna continua.

   Quando determinati paesani crotonesi avranno la volontà di ammettere la loro personale paura (dovuta non solo al virus), faranno un primo passo di civiltà. E se la smettessero di usare lo smartphone per vedere quello che fanno gli altri, magari mostrando comprensione allora forse comincerà a diventare cittadino.

   Ora come ora Crotone è un posto come un altro, tra pregi e difetti.

   Può essere zona rossa, zona arancione, zona gialla. Ma la sostanza non cambiano.

   Una città la fanno i cittadini. E se Crotone è ultima è perché i cittadini stessi lo hanno voluto. Ci si potrebbe scrivere un libro.

   Comunque, buon anno e che sia un anno di risalita e non di chiacchiere su Facebook.

Aurélien Facente, gennaio 2020