Breve biografia non autorizzata di Piazza Berlinguer, Crotone

Oggi vi parlo di una piazza a Crotone. Cercherò di essere breve, ma è bene raccontarla questa piazza.

Prima di questa piazza c’era un raccordo stradale con al centro una pompa di benzina. Nella fine degli anni 90′ l’amministrazione comunale di Pasquale Senatore realizzò un’opera colossale che partiva dalla piscina Coni fino ad arrivare al cimitero, ovvero il lungomare di Crotone. Nella riqualificazione, discutibilissima, fu ricavata una piazza, e l’idea di spazio fece ben sperare.

Però era una piazza indisciplinata all’inizio. Bande di giovinastri che usavano le auto perché non sapevano come raggiungere i locali più in dimostrarono che c’era un problema di circolazione. All’epoca, la cosiddetta movida era racchiusa in pochi posti, e i giovanotti dovevano raggiungere quei posti.

Ci hanno messo qualche anno solo per dare un senso di equilibrio nella circolazione.

Poi c’erano delle fontanelle che non si accendevano mai, perché costruite in basso e vittime perenni del vento che soffiava dal mare.

In un impeto di creatività si preferì seppellire le fontanelle (soldi sprecati) e si fece uso di fioriere e piantine che duravano poco tempo tuttavia. Essì, perché ci si passava sopra e non erano curate regolarmente, tranne i primi giorni da volontari che puntualmente si stancavano, perché ogni giorno c’era sempre qualche vandalo o qualche padrone di cane che lasciava il proprio amico defecare con tranquillità.

All’inizio, questa piazza aveva un potenziale inespresso. Ha cominciato in qualche modo ad esprimerlo con le attività ristorative che si sono sviluppate nel tempo, aumentando di riflesso il volume di traffico indisciplinato però.

Già, perché il lungomare di Crotone è sempre stato ibrido. Un po’ pedonale, un po’ veicolare. E con angoli critici.

La piazza insomma veniva spesso struccata.

Poi l’amministrazione Pugliese ha avuto la compiacenza di allargare la zona pedonale arrivando fino a Piazzale Ultras, e questa mossa ha liberato la piazza decisamente valorizzandola nel passeggio ma anche in iniziative di vario tipo come spettacoli e incontri politici. Ma questo poteva durare solo l’estate e le domeniche. I problemi si presentavano sempre.

Vandali e cani passeggiati da padroni distratti erano il guaio principale, e questo struccava molto la piazza. E già, perché gli indisciplinati sono una razza molto caparbia.

E in una piazza come questa è un peccato, perché può essere una bella cartolina di Crotone.

Che cosa succede poi?

Arriva la pandemia che penalizza tutti i locali, e arriva una legge riparatrice dello Stato che concede la possibilità di sfruttare maggiormente il suolo pubblico. Questo come una sorta di risarcimento per il lavoro mancato.

Ma prima di parlare di ciò, arriva la buon volontà di un gruppo di ragazzi, i cosiddetti krotoniati, che prendono in mano la piazza e la cambiano decorandola con una leggera e sobria opera di riqualificazione, con la ciliegia di un piccolo monumento dedicato all’antica Kroton, che nonostante non sia una grande opera d’arte permette alla piazza di truccarsi di nuovo e stavolta con l’occhio vigile di volontari.

Ma anche qui la storia, seppur bella e nobile ha dei limiti. Perché i volontari non sono eterni e prima o poi allentano la presa, anche se il monumento fa la sua minima parte.

E allora arriva il suolo pubblico, diciamo allargato.

Ma solo per la stagione estiva.

Allora nonostante l’ambiente che è stato costruito all’esterno di tale locale risolve un ovvio problema di pulizia, seppur invasivo, arriva la polemica radical chic.

Questa foto suscita il dibattito perché con uno dei lungomari più lunghi e in una piazza dove la pedonalità è garantita intorno sia a visione del mare sia sul lato strada, il problema diventa la passeggiata.

Ora su un problema di regolamento che dovrà essere ovviamente chiarito dagli organi di competenza (con enorme frustrazione di chi il suolo pubblico lo aveva pagato), la mia domanda è perché si rinuncia a vedere il positivo e buttare il negativo dove non c’è?

Il Comune di Crotone non ha personale che si mette pulire la piazza ogni notte.

I volontari, bontà loro, avranno sempre dei limiti (e ovviamente non bisogna sfruttarli sempre e comunque, come qualcuno vorrebbe fare).

C’è poi il problema di cosa dovrebbe diventare Crotone domani. Se vuoi puntare ad un turismo queste operazioni si fanno eccome, anche perché l’obiettivo primario sarebbe rendere ancora di più pulita la piazza e dare un senso alla cartolina che bisognerà prima o poi presentare ad un pubblico futuro. E oggi il compromesso è necessario, in mancanza di risorse per qualcosa di diverso.

Eppure a qualche crotonese non interessa l’obiettivo, ma apparire importante nella sua dubbia moralità.

Poi ho scoperto l’autore della foto (guarda caso un noto radical chic). Un personaggio noto negli ambienti politici. Ha avuto il merito di riqualificare una via del centro storico con la sua attività. ma anche a me sarebbe piaciuto passeggiare senza incocciare qualche tavolo di troppo. Eppure è proprio lui a far la morale.

Ma se quel tavolo di troppo serve a rendere pulito il posto, per me ben venga.

Altrimenti si continua a degradare e a ricominciare daccapo.

Questa è la storia di Piazza Berlinguer a Crotone.

Aurelien Facente, 14 luglio 2022

Jorit a Crotone: operazione culturale o specchietto per le allodole?

Didascalia comunale per l’annuncio di Jorit a Crotone

Io non conosco personalmente l’artista dei murales conosciuto come Jorit. Conosco alcuni suoi lavori, visti per lo più attraverso le foto di alcuni miei amici campani, che ne hanno potuto ammirare il lavoro dal vivo.

Artista notevole, bisogna ammetterlo. Sui soggetti possiamo anche discuterne per ore, ma alla fine un artista produce quello che ritiene opportuno, e se può lo vende anche al miglior offerente.

C’è anche un altro aspetto, molto sociale. L’Arte, quella con la A maiuscola, non conosce le barriere. Riunisce le persone inevitabilmente. Crea anche dibattito e dissenso, e ciò dimostra quanto un contatto con l’Arte sia quantomeno necessario nell’animo di ognuno di noi, anche di quelli che credono di non vederla.

Ebbene, notizia del 29 aprile 2022, un artista conosciuto con il nome d’arte Jorit realizzerà un murales dedicato a Rino Gaetano in uno dei quartieri popolari (i 300 Alloggi) e problematici nella città di Crotone.

C’è ovviamente un costo che sembra alto, perché a Crotone ci sarebbero altre urgenze più impellenti. Il che è vero. E già qualcuno dei consiglieri di maggioranza ci fa propaganda, parlandone come di un segno di cambiamento.

Inevitabilmente Jorit diventa oggetto di dibattito e di critica.

Opera di Jorit

Ognuno può dire la sua.

Anche sul costo dell’operazione.

Ma sarebbe inutile. Io non credo che il lavoro di Jorit, quando sarà realizzato, potrà cambiare il volto della città di Crotone per darle la rinascita che merita. Ci vuole anche altro, soprattutto altro. E non dovrebbe essere un lavoro isolato tra l’altro.

Perché nell’immediato, Jorit realizzerà la sua opera in maniera professionale. Solo il fatto di vederlo all’opera permetterà di sicuro la visione di un’esperienza artistica di cui il quartiere un po’ ne guadagnerà a livello d’immagine. Ma poi ci sarà il resto da fare. Già, il resto.

Altrimenti si avrà l’impressione di avere un gioiello in mezzo al deserto.

Io considero, per quel che concerne l’operazione, l’arrivo di Jorit a Crotone un esame importante, che però va visto in un’ottica non immediata. Bisogna spingere lo sguardo ben oltre. Il che, conoscendo l’antropologia crotonese, pone ovviamente qualche dubbio (non sulla capacità dell’artista che resta sempre di alto livello) sull’operazione.

La polemica che si è innescata su Jorit riguarda il costo dell’operazione. Questa deformità del costo è la trappola mentale alla quale i partiti italiani ci hanno abituato con la classica (loro) idea del risparmio a discapito dell’investimento.

Perché un’opera d’arte, qualunque essa sia, è un investimento che frutta nel tempo, soprattutto se parliamo di turismo o di antropologia di quartiere, e nel caso specifico parliamo di murales.

Prima o poi Crotone dovrà iniziare a vendere la sua immagine, incoraggiando proprio il confronto e avvalendosi del servizio della visione esterna. Purtroppo è abbastanza risaputo che alcuni nostri artisti locali da soli non bastano (questa è una storia lunga e complessa), e già mi aspetto che anche i locali diranno la loro sulla sempreverde domandina: perché lui e io no?

Il che potrebbe esserci anche una buona ragione dietro, proprio per la facilità in cui è stata trasmessa la notizia. Jorit sarà un caso isolato, oppure si proseguirà con altre opere di riqualificazione urbana artistica magari coinvolgendo anche artisti nostrani? Domanda lecita, ma potrebbe esserci la trappolina economica dietro. Una cosa che verrà chiarita, spero. Perché molti artisti locali hanno speso energia a Crotone senza ricavarci il giusto. E questo è uno dei problemi mai risolti a Crotone perché i patti chiari non sempre sono amicizie lunghe…

Opera di Jorit

Io sono convinto dell’idea che Jorit sia un’opzione necessaria. Non posso dire se sarà vincente o no, ma necessaria. Perché la città di Crotone deve essere raccontata non attraverso i crotonesi, ma tramite le esperienze di chi viene a operare.

Un artista le racconta meglio certe cose. Fidatevi. Ed è questo che serve. Altrimenti continueremo a vivere in un’isoletta sempre da soli per la gioia di chi la realtà non la vuole nemmeno guardare in faccia.

E infine una prospettiva nel mondo bisogna pur darsela. Crotone fa parte del mondo oppure no?

Ecco perché non starei a guardare il costo dell’operazione, ma piuttosto la qualità di ciò che sarò realizzato.

A patto che non sia oggetto della classica propaganda politica che ha inquinato gli ultimi anni di Crotone.

Vorrei concludere con una foto provocatoria. Che è la seguente:

Opera anonima

Ecco, la mia domanda è questa: volete un po’ di buona e sana bellezza a Crotone, anche se ha un costo, oppure volete continuare ad assistere a situazioni degradanti come questa che vedete? Volete un po’ di sano colore nelle zone grigie della città o volete che la stessa rappresentazione imbratti il muro sotto casa vostra? Volete combattere il degrado con qualche esempio di bellezza o volete che qualche artistoide nostrano continui nella sua opera di “cattiva immagine” ai danni di una città che deve provare a ripartire?

Per finire: il capitolo “cultura ed estetica cittadina” fanno parte della spesa di una città. C’è anche un obbligo legislativo su questo, per chi non lo sapesse. Il problema è da dove provengono i soldi? Io sostengo che bisogna spendere quando si può, perché il trucco del risparmio politico è sempre lo stesso: risparmiare per non investire.

E questo ovviamente non ce lo possiamo più permettere eticamente.

Un in bocca al lupo a Jorit ovviamente.

Aurélien Facente, 30 aprile 2022

Pitagora c’era già, ma qualcuno volutamente non voleva vederlo…

L’argomento “Statua di Pitagora” è un argomento spinoso a Crotone. Solo farne un riassunto è impossibile, vista l’enorme mole di materiale che forse sarebbe più utile alla scrittura di un libro.

Nel celebre consiglio comunale dove si è svolto l’argomento “Statua di Pitagora” vi è stata una clamorosa bocciatura nella discussione tra consiglieri. Con tanto di comunicati a dir poco demenziali, non perché si deve discutere dell’abbellimento di una città, ma forse perché in seno al consiglio si è dimenticato, o fatto finta di non vedere, che già un lavoro esisteva ed era una visione offerta dallo scultore Gaspare Da Brescia che, sbagli permettendo, una visione originale del filosofo Pitagora la stava dando.

Qui alcune foto del prototipo di argilla in sequenza:

Questa sequenza, fotografata dal sottoscritto, è il grande prototipo in argilla presentato in un laboratorio pubblico nel 2012 in Piazza Pitagora, Crotone.

La seguente sequenza, sempre fotografata dal sottoscritto, presenta l’artista mentre opera sulla statua in argilla (da considerare come prototipo, e non come esemplare), per dimostrare la volontà dell’artista stesso a realizzare l’opera. Ed è ovvio che il lavoro e il materiale hanno un costo.

Adesso avrete modo di ammirare l’opera in argilla attraverso un video, sempre realizzato dal sottoscritto, per mostrare in qualche modo la portata dell’opera.

Quello che segue dopo è il cortometraggio “Pythagoras is dead? (Pitagora è morto?)” realizzato un po’ di tempo dopo e che narra la distruzione di un prototipo di cera (prototipo e non esemplare), poiché a Crotone si è più interessati a fare la chiacchiera politicamente volgare piuttosto che portare a compimento un progetto sul quale si doveva almeno iniziare la discussione sull’uso culturale di una piazza. Il cortometraggio è volutamente provocatorio ed è stato realizzato dal sottoscritto con la chiara volontà di lanciare un messaggio chiaro: volete continuare con la devastazione culturale o volete rialzarvi? La distruzione del prototipo è stata, di fatto, un reset per la discussione, Qui sotto potete vedere il corto.

Ora, siccome, custodisco gran parte del materiale fotografico del primo laboratorio Pythagoras, e ne conosco ovviamente la storia, i segreti, i materiali, il vissuto…

Ecco, sapendo che basterebbe attenersi a determinate regole perché il finanziamento per la scultura esiste già, ma non è di questo che voglio parlare qui. Non è compito mio almeno, e non bisogna essere ipocriti nel dire che il lavoro deve avere il suo riconoscimento economico. Ma queste immagini devono far capire che essendo il progetto in sé già imponente, è normale dire che tra realizzazione, promozione, comunicazione, trasporto, messa in posa, racconto, e perciò all’epoca del primo step si era pensato ad un crowdfounding (ovvero raccolta fondi), ma accompagnata da un finanziamento pubblico che avrebbe dovuto coinvolgere anche le istituzioni pubbliche, tra l’altro con tanto di comitato cittadino.

Ecco, ci sarebbe stato già un gruppo di individui che avrebbe lavorato, senza contare che avrebbe riqualificato in meglio una piazza che ha bisogno tuttora di un simbolo che non sia politico, ma culturale, poiché la conformazione stessa di Piazza Pitagora è matematica se la si osserva per bene.

Questo articolo, volutamente video e fotografico, vuole dimostrare che già il cittadino aveva adottato una visione che andava bene per due motivi: la visione classica di un filosofo che sta bene dentro la cornice di una piazza storica e poi perché la percezione stessa era ex novo, ovvero qualcosa di unico e originale. Dimostrazione quest’ultima che avrebbe dato una propria identità e che nel tempo a seguire sarebbe stato un bel biglietto da visita per la città stessa. E soprattutto ci sarebbe stato un meccanismo prezioso, usato per lo più in letteratura, ed è l’autoidentificazione. Nel bene e nel male questa scultura diventerebbe un simbolo della città perché sarebbe stata scritta e realizzata proprio dentro Crotone. Si potrebbe farlo, ma ovviamente con la volontà di farlo non di discuterci solo per chiacchierare e basta,

Testo, fotografie e video di Aurélien Facente. Le foto sono state realizzate nel 2012, mentre il cortometraggio “Pythagoras is dead?” è stato realizzato nel 2016

L’opera Pythagoras è stata iniziata da Gaspare Da Brescia nel 2012.