Gli americani scelgono sempre il loro destino, anche quando non piace

E così il buon Joe Biden ce l’ha fatta. Diventa il Presidente numero 46 degli Stati Uniti, succedendo a quel cattivo di Donald Trump, sconfitto e capriccioso.

   Facciamo gli auguri al grande Joe. Ha vinto. Ha convinto. Giusto che diventi il Presidente.

   Curioso però che in Italia ci sia tanta tifoseria accanita. Non mi sembra che gli italiani, in particolar modo giornalisti e politici, avessero la possibilità di votare per Biden negli Stati Uniti.

   Certo, il cattivo Trump se n’è andato.

   Ma non canterei vittoria prima del tempo. Non me ne voglia il grande Joe.

   Gli Stati Uniti d’America sono un enorme Stato. Non hanno bisogno dei complimenti dell’Italia figa e politica. A livello di voto sono sempre stati autonomi, e sempre lo saranno. Sarà, semmai, il tempo a decidere della bontà di questo nuovo Presidente, e sarà sempre il tempo a decidere se Trump è il vero cattivo.

   E saranno sempre gli americani, in genere, a essere premiati o a pagare per il loro destino.

   Biden ha vinto. Giusto che governi. Ma nessuna esultazione o festeggiamento. Tutto è ancora da scrivere. Quello che si scrive adesso equivale a una masturbazione mentale pazzesca. E ipocrita, bisogna aggiungere.

   Perché gli Stati Uniti d’America sono una grandissima nazione che per capirla bene bisogna viverla al di dentro, cercando di carpirne lo spirito d’appartenenza almeno.

   Lì non ci sono centinaia di partiti come in Italia. Lì ci sono due grossi partiti nazionali, e non si considerano né di destra né di sinistra. Repubblicani non vuol dire fascisti, come Democratici non vuol dire essere di sinistra. È solo una misera credenza della stampa italiana targata sinistra, che vuol farci convincere che un Presidente sia meglio dell’altro.

   Oggettivamente su che base poi?

   Gli Stati Uniti sono un grande Paese perché lo dimostrano in tanti campi. Sul piano politico si può discuterne, ma sul piano della ricerca dell’eccellenza no. Soprattutto quella tecnologica, visto che hanno sempre lavorato per il meglio.

   Certo, è un paese contraddittorio, ma è un enorme paese vasto. L’Italia è una regione a confronto, e non può nemmeno permettersi di fare la morale o di suggerire cosa l’americano medio dovrebbe votare. Non ne ha la capacità semmai.

   Biden ha vinto sul suo avversario perché ha convinto gli elettori. Non ci sono altre spiegazioni. Certo, si potrebbe parlare di lobby e quanto altro ancora. Ma toccava sempre a Biden dimostrare di poter essere affidabile.

   Il Presidente degli Stati Uniti è visto come un sicuro investimento per la tenuta della Nazione. La mentalità dell’americano in genere è quello di essere eccelso nel proprio campo. Perciò tendenzialmente non perdona il fallimento. Il lavoro va di pari passo con il merito.

   Certo, c’è anche l’altra faccia della medaglia. La parte negativa degli Stati Uniti. Ogni Paese ha un lato positivo e uno negativo. Non c’è mica da fare una morale su questo.

   Però Biden ha vinto sul cattivo Trump.

   Fra quattro anni si rischia di raccontare una storia totalmente diversa.

   In fondo stiamo sempre parlando della Grande America.

   Intanto, tanti auguri, caro Joe.

   Dio benedica l’America.

Aurélien Facente, novembre 2020

L’ipocrisia codarda dell’italiano ai tempi del Coronavirus

C’è una guerra che io personalmente non sopporto. Una litania che mi trovo ad assistere da almeno 30 anni, almeno quando ho cominciato a distinguere il bene dal male e quando ho cominciato a studiare i gravi fatti della Seconda Guerra Mondiale, e di conseguenza il male che i regimi dell’epoca hanno fatto a tante, troppe persone.

   Giusto non dimenticare, ma per tanti italiani che conosco di quella lezione dura non hanno capito nulla. Lo vedo su Facebook principalmente, ma mi ci scontro anche dal vivo.

   L’eterna guerra degli antifascisti contro i fascisti. Tutto quello che gli antifascisti (esercito formato principalmente da radical chic moralisti in primis) è una litania di odio verso quello che la pensa diversamente da loro. Un virus difficile da scacciare e con la quale non si riesce a ragionare il più delle volte. La loro fissa è quella. Tutto quello che non è partigiano è fascista e basta.

   Non è che dalle altre parti la questione è meglio, sia chiaro. Il succo è lo stesso, solo che usano l’epiteto “comunisti”.

   La cosa che hanno in comune le due tifoserie è il reciproco odio verso l’altro, e se vuoi startene per i fatti tuoi ecco che ti bollano come uno che non si vuole schierare, come se lo schierarsi per forza sia qualcosa di eccezionale.

   Quest’odio negli anni si è accresciuto sempre di più, facendomi capire che è sempre meglio restarne fuori. Li adoro, in entrambi i casi, quando predicano la tolleranza, eppure sono pronti a scannarsi.

   Con il loro modo di fare hanno infettato il web, i notiziari, i talk show e tutto quello che c’era da infettare. Quando ci si sono messi pure i 5stelle, definiti fascisti da uno schieramento e definiti ex comunisti dall’altro. Insomma l’apoteosi dell’ipocrisia assoluta. Tutto questa trasmissione di odio è diventata il cancro del pensiero libero.

   A volte, sembra di assistere ad un eterno litigio tra mamma e papà, e poi osano chiedere ad un figlio unico se è meglio la mamma o il papà. Il discorso più ipocrita che si possa fare.

   Per loro non esiste il pensiero indipendente, quello che si limita a ragionare e ad ovviare il pratico per risolvere i problemi. No, bisogna per forza essere di parte.

   Quando uno vive questa storiella per parecchi anni poi se ne allontana. Perché francamente rompe i cosiddetti, anche perché, nella maggior parte dei casi, uno vuole vivere tranquillo. Poi c’è anche chi ama il confronto. E ci sono stupendi confronti, ma lo diventano quando sono i pensieri a incontrarsi e non le bandiere.

   Fatta suddetta premessa, è bello notare il dibattito delle voci politiche su Facebook. Sempre le solite storielle. Ok. Rispettiamo le convinzioni, ma facciamo uscir fuori anche le ipocrisie.

   Primo fatto: un omicidio brutale a Minneapolis, USA, a danni di un uomo di colore da parte di alcuni poliziotti. Rivolta feroce da parte dei cittadini. Bruciano il commissariato. Nota bene: negli Stati Uniti siamo nel pieno della pandemia Coronavirus.

   Il pensiero medio italiano? Hanno fatto bene. Giustizia. Tutti insieme assembrati a condannare gli assassini.

   Pensiero personale, tanto per capirci: la brutalità, quando porta alla morte, va sempre condannata. A Minneapolis è accaduto qualcosa di estremamente grave che ha portato alla gente comune di protestare con ferocia. Molta gente si è messa insieme per realizzare una rivolta, e l’hanno fatto, in barba alla pandemia. Quindi, consegue che quando la gente si muove tutta insieme diventa una forza incontrollabile. Ovviamente questa brutta storia avrà una fine.

 

  Secondo fatto: Milano, Piazza Duomo, 30 maggio 2020. Un’enorme folla manifesta. La manifestazione è organizzata dai Gilet Arancioni, capeggiata dal generale in congedo Pappalardo. Migliaia di persone. In Lombardia siamo nel pieno epicentro della pandemia Coronavirus in territorio italiano. I manifestanti non hanno rispettato le distanze di sicurezza.

   Il pensiero medio italiano? Incoscienti, coglioni, fascisti, e quant’altro ancora. Tutti bravi a condannare una manifestazione che non ha bruciato un commissariato.

   Pensiero personale: al di là dei Gilet Arancioni, la piazza era formata anche da gente che aveva voglia di tornare a vivere in qualche modo. Da condannare? Tranne l’aspetto pittoresco, il tutto è da comprendere perché in mezzo a tutta quella gente ci sono tante persone che molto probabilmente non hanno goduto di un aiuto statale oppure si troveranno a fare i conti con un probabile fallimento o con un licenziamento. Semmai, quelli che puntano il dito dovrebbero chiedersi come ha fatto un personaggio pittoresco come il generale ad agire indisturbato e a organizzare una serie di manifestazioni in tutta Italia, e il bello è che lo stesso generale lo annunciava da giorni in diretta Facebook. Chi è che ha sottovalutato la questione?

   Obiettivamente, anche qui un’enorme folla che andava lasciata manifestare. Perché la gente non la fermi.

   Ora, ovviamente, i due eventi sono diversi per natura e motivazioni. Hanno solo in comune la massiccia partecipazione di persone che desiderano esprimere un malessere.

   Bene, in questi due eventi l’ipocrisia si è manifestata più che bene.

   Alla fine, in Italia, ho capito che forse Camillo Benso di Cavour ha fatto un errore di valutazione nel voler per forza unire l’Italia. Ma non credo che il Cavour avesse prospettato tutta quest’ipocrisia del tutto italiana.

Aurélien Facente, maggio 2020