Crotone, la mia amata e la mia odiata

Il rumore delle onde del mare, mischiato ai miei passi sulla sabbia. Ogni tanto vado in spiaggia, e mi allontano fino a dopo il cimitero, per poi voltarmi e guardare Crotone in lontananza. Sto fermo un po’, mentre ascolto le onde del mare che battono sulla spiaggia.

   A volte ho bisogno di star da solo, di camminare senza una direzione precisa. A volte porto la mia macchina fotografica, a volte solo un taccuino dove poter scrivere qualcosina o poter portare dietro di me un momento.

   Guardo la mia Crotone, la mia amata e la mia odiata.

   Non offendetevi. Ognuno di noi ha un rapporto schietto con la propria città, fatto di tanto amore, ma anche di profondo odio, tra l’altro dettato da una rabbia che ognuno di noi tiene dentro.

   C’è il bel clima, c’è il sole, c’è il mare, c’è la storia.

   Questa filastrocca la sento da 40 anni almeno.

   Certo, c’è il Crotone Calcio che ti fa sognare la serie A. Puoi parlare di Pitagora e Milone senza sapere in che epoca sono vissuti. Ci sentiamo antichi Greci quando ci conviene, o diventiamo calabresi quando il leghista del nord offende il calabrese, o diventiamo all’improvviso comunisti quando il vecchio Partito Comunista è stato messo da parte. C’è qualche sacca, ma quando non hai un mondo operaio accanto, non puoi dar valore al comunismo.

   Odio Crotone a volte.

   La odio perché negli anni ho visto tanti, troppi, opportunisti e pochissimi costruttori di idee.

   La odio perché ho fatto il Don Chisciotte contro i mulini a vento, e adesso tutti son circondati da pale eoliche che non ti hanno migliorato il paesaggio circostante.

   La odio perché il popolo che è restato e non è partito si è rassegnato a convivere con una normalità che non è una normalità.

   Manca il lavoro. L’economia si è ormai decostruita. Andarsene sembra essere la soluzione migliore. Perché il poco lavoro che c’è è statale, oppure d’attività, oppure ti butti sull’alimentare e ti apri un ristorante, un pub, una pizzeria. Ti fanno credere che il vero lavoro è solo quello che ti si propone a Crotone, e io rispetto tutti questi lavori. Ma poi c’è il resto.

   Puoi provare a diventare un calciatore, ma qui la concorrenza è spietata. Puoi provare nella pubblica amministrazione, ma i posti sono limitati. Puoi provare in un qualche centro commerciale, ma il tuo contratto è di breve durata. Così come puoi provare al call center, ma la situazione non migliora.

   Ci sarebbe il lavoro nero, ma poi se hai qualche invalidità non ti conviene e poi non ti prendono. Perché se ti scoprono, poi il tuo capoccia passa i guai, e alla fine si sa che quando l’economia si riduce diventi avverso allo Stato e alle sue regole rigide.

   Si dice che nell’ultimo anno, l’attività di vendita sia diminuita del 60%. Meno acquisti vuol dire meno economia mobile, il che si tradurrà in meno tasse. E a Roma vogliono darci la colpa di questa contrazione economica.

   Si vuole colpire gli evasori, che ci stanno e sono un danno, ma non si vuole parlare di sviluppo. Si potrebbe fare, ma quando hai a che fare con un certo modo di pensare. Non è una questione politica, ma antropologica. Perché qui il politico si sente superiore a te. Magari gli parli delle tue idee, ma poi te le fotte abilmente. Se ne impossesserà, ma poi non le potrà realizzare a dovere. Perché in fondo non ha studiato come te, e allora preferisce dirti che sei intelligente, ma solo se lo voti o voti qualche suo amico. E poi vieni dimenticato o messo da parte, a patto però che tu non abbia da parte una sessantina di voti. Perché se non hai una famiglia numerosa, è difficile che tu abbia un futuro.

   A Crotone c’è un mondo giovane. C’è sempre stato. Ma oggi è un mondo giovane impaziente di andarsene. Sì, perché i più grandi hanno raccontato che è meglio andarsene da Crotone, che fuori ci sono ben altre possibilità. Quindi meglio andarsene, ma una vita migliore davvero c’è?

   Già, meglio soffrire fuori che qui.

   È il terribile presente che i giovani vivono. Un presente condiviso con chi ci vive da sempre qua.

   Ma tra questi giovani c’è una paura camuffata. Giocano a fare i forti, ma i loro sogni sono di fatto uccisi se restano qua. C’è chi tra loro sceglie di restare, con grossi prezzi da pagare tra l’altro. Giovani senza un’idea di orizzonte.

   Ma tanto c’è il bel clima, c’è la Magna Grecia, le imprese del Crotone FC. Bastano queste tre cose per costruirti il futuro…

   Però poi vivi in una terra dov’è stato sepolto di tutto. Già, parlo di quelle sacche di rifiuti industriali che hanno bisogno di essere bonificate e che, di fatto, impedisce una pronta rinascita.

   Ma non tutto è da buttare.

   C’è un mondo nascosto che cresce. C’è una coscienza che cresce. C’è una consapevolezza di non arrendersi. Poche cose, ma buone. In questo mondo nascosto c’è forse la soluzione.

   Guardo Crotone da lontano.

   La amo e la odio.

   Ritorno verso di te, mia Crotone, mentre il mare continua il suo lungo canto. Do uno sguardo verso l’orizzonte, mentre il sole scende.

   Un giorno finisce. La notte arriva.

   E domattina il sole sorgerà dal mare, per illuminare una città che deve liberarsi della sua oscurità.

Aurélien Facente, gennaio 2019